La stabilizzazione dei precari, scrive L’Avvenire, deriva da un obbligo che ha l’Italia per una sentenza della Corte di giustizia europea, “la quale ha ritenuto scandaloso che si potesse continuare per anni ad assumerli a settembre e a licenziarli a giugno”.
La seconda questione è invece legata all’abolizione degli scatti di anzianità di maestri e professori “per sostituirli con quelli che chiama «scatti di competenza». Questo è un punto molto controverso, sia perché gli scatti di anzianità per il personale della scuola esistono in tutti i Paesi europei, sia perché non è ancora chiaro chi avrà diritto a nuovi scatti di competenza”.
Tuttavia la faccenda più singolare, secondo Avvenire, sta nel fatto che non è stato chiarito come si possa a parità di funzioni ricoperte “corrispondere stipendi diversi. E poi la ‘raccolta punti’ dei corsi di aggiornamento l’abbiamo già sperimentata nella seconda metà degli anni 90, quando trovavi docenti di Matematica che seguivano corsi di aggiornamento in Letteratura italiana e viceversa, perché bastava accumulare i crediti e nessuno si era preoccupato di stabilire che ci fosse una congruenza tra i corsi frequentati e la propria disciplina di insegnamento.
Converrebbe piuttosto incentivare economicamente, come già in parte avviene, quei docenti che sono disposti ad assumere incarichi e funzioni aggiuntive rispetto alla normale attività.
Perché altrimenti si rischia di dividere il corpo docente tra insegnanti di serie A e insegnanti di serie B. E quale genitore accetterebbe che il proprio figlio venisse inserito, al momento dell’iscrizione, in una sezione dove magari insegnano tutti professori ‘di serie B’?”.
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