«Grazie 116.776 volte: vorrei abbracciare uno per uno tutti quei cittadini siciliani e sardi che mi hanno dato la loro fiducia. È un risultato che mi riempie di orgoglio perché in così tanti hanno scelto il cambiamento, decidendo di voler voltare pagina rispetto ad una vecchia politica che ha fatto il male nelle nostre Isole, nell’Italia e nel Sud in particolare».
A ringraziare è Dino Giarrusso, candidato del Movimento 5 Stelle alle elezioni europee per la Sicilia e la Sardegna, che è pure risultato il più votato nel suo partito, sorpassando anche l’europarlamentare uscente e volto noto del Movimento Ignazio Corrao, subito dietro con 115.377 preferenze.
Una bella soddisfazione per l’ex Iena del programma televisivo “Le Iene”, che però ora, se le dichiarazioni del viceministro all’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, hanno valore, dovrebbe pure essere sostituito, visto che fu assunto, subito dopo la formazione del Governo Giallo-Verde, nello staff del Miur già a fine luglio 2018. In un primo momento si disse che la sua nomina aveva lo scopo di controllare i concorsi e l’andazzo forse “clientelare” delle università, ma poi fu lo stesso viceministro a smentire, perché “questo Ministero ha pieno rispetto dell’autonomia delle università e non vuol sostituirsi ad alcun organo ispettivo esistente, tantomeno alla magistratura”.
Tuttavia, precisava sempre Fioramonti: “Sappiamo tutti, però, che accanto a tanti esempi virtuosi, nei nostri atenei esistono alcuni casi di abuso. Nella nostra volontà di avvicinare lo stato al cittadino, intendiamo quindi offrire una possibilità di ascolto in più a chi vuol segnalare procedure poco chiare, per poi riferire i casi più eclatanti agli uffici competenti della pubblica amministrazione”.
E ora, chi prenderà il suo posto?
Ebbene, ci chiediamo, ora che Giarrusso vola verso il Parlamento europeo, e con una affermazione elettorale tanto lusinghiera, chi prenderà il suo posto?
Domanda ancora più valida visto pure che si era sottolineato, all’atto della sua nomina al Miur, che il suo lavoro sarebbe stato quello di collaborare insieme “alla comunità accademica, alla CRUI, al CUN e ai singoli atenei”, al fine di sollevare una sponda contro ricatti e per controllare i concorsi universitari per scoprire eventuali magagne.
Incarico dunque non occasionale, pare di capire, né di ripiego, né creato apposta per consentire, come sibilavano le opposizioni, una retribuzione annua di 78mila euro al Giarrusso e pure per consolarlo della mancata elezione al Parlamento italiano, nelle elezioni del 4 marzo 2018, essendo stato battuto nel collegio Gianicolo a Roma dal radicale Riccardo Magi.
Sicuramente rimane un dubbio: che differenza c’è tra la vecchia politica, contro la quale Giarrusso lancia ancora strali, e questa nuova, da lui stesso elogiata?
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