Esattamente 500 anni fa, il 6 settembre del 1522, si concludeva dopo 3 anni di memorabili peripezie la prima circumnavigazione del globo, resa possibile dall’abilità e dalla determinazione del capitano portoghese Ferdinando Magellano. Magellano non vide mai il termine di questa impresa perché morì un anno prima nelle Filippine durante uno scontro armato con gli indigeni e nei suoi piani originali non vi era l’idea di circumnavigare il globo, ma più “semplicemente” di raggiungere le ricchissime isole delle spezie navigando verso Ovest. Quindi di compiere ciò che, trent’anni prima, aveva tentato Cristoforo Colombo.
Il grande navigatore portoghese aveva infatti abbandonato la sua terra d’origine dopo uno scontro con il Re Manuel I e si era trasferito in Spagna, dove era riuscito a far finanziare la sua impresa dal giovane Re Carlo I, futuro Imperatore Carlo V, il quale sperava così di sottomettere territori preziosi e di infrangere il monopolio portoghese sul commercio delle spezie.
Per questa ragione il 10 agosto 1519 partirono sotto il comando di Magellano 5 potenti navi e 234 uomini. Tre anni più tardi a tornare in Spagna fu solo una nave con 18 superstiti. Fra i quali anche un grande italiano: l’avventuriero Antonio Pigafetta che ci ha trasmesso il racconto dettagliato di quegli anni incredibili.
L’idea di avviare un commercio attraverso lo stretto individuato da Magellano (che oggi porta il suo nome) non prese il largo, ma l’impresa di questi avventurieri fu fondamentale per comprendere la reale grandezza del globo, per sondare la pericolosità, ma anche le enormi potenzialità di un oceano periglioso che, ironicamente, fu chiamato “Pacifico”.
Tanti sono oggi i segni del passaggio della spedizione: Magellano e i suoi esplorarono per la prima volta, in cerca del passaggio, le coste di quella che oggi è l’Argentina. Incontrarono le popolazioni locali e vedendo uomini così alti e dai grandi piedi li chiamarono “patagão”, che significa appunto dai lunghi piedi, e per questo oggi abbiamo la Patagonia. Nel lungo e complesso attraversamento verso il Pacifico non videro alcun essere umano, ma durante la notte notarono fuochi accesi sulle coste, segno inequivocabile che qualcuno li stava osservando. Per questo oggi quel luogo si chiama “Terra del fuoco”.
C’è inoltre una scoperta che pochi ricordano, ma che colpì profondamente gli uomini del Cinquecento: quando i pochi superstiti giunsero a Capo Verde, dopo aver praticamente concluso la circumnavigazione, Pigafetta era convinto che si trattasse di un giovedì. Mentre tutti i locali gli assicurarono che si trattava di un mercoledì. Pigafetta era sicuro di esser stato preciso nell’appuntare ogni singolo giorno sul diario di bordo e infatti, una volta giunto in Spagna, capì che se si asseconda la rotazione terrestre si può strappare un giorno all’infinità del tempo.
Pigafetta aveva empiricamente scoperto ciò che il grande Aristotele o Tolomeo non avevano mai nemmeno immaginato: il fuso orario.
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