Dal 20 agosto 2018, quando Greta Thunberg, lanciò lo “Sciopero della scuola per il clima”, si è diffuso nel mondo un idea nuova di ecologia e il 15 marzo 2019, al primo sciopero mondiale per il futuro, hanno partecipato studenti di 1.700 città in oltre cento Paesi del mondo.
E se una persona può cambiare il flusso degli eventi, tutti gli altri si dicono: «Se lo ha fatto lei, posso dare il mio contributo anch’io».
E in Italia oggi sono attivi 137 gruppi locali in altrettante città, mentre allo sciopero globale dello scorso 15 marzo ha fatto il record di presenze a livello mondiale. E il 27 settembre, giorno in cui si è svolto il secondo sciopero, solo in Italia sono scese in piazza oltre 1 milione di persone. Una vera onda verde che ha invaso tutte le città: da Bolzano a Palermo, da Bari a Torino.
L’Italia è stato uno dei 3 Paesi che ha fatto registrare il maggior numero di partecipanti al mondo, ragion per cui occorre affermare che i giovani che stanno facendo la “rivoluzione” sono ragazzi comuni.
Comunicano su Telegram, applicazione di messaggistica istantanea. La parola gerarchia nel loro movimento non esiste. Diffondono il loro messaggio a suon di hashtag, tre nello specifico:#climatestrike #fridaysforfuture #fridaysforfutureitalia. La battaglia che portano avanti non è solo per salvaguardare e tutelare l’ambiente per le generazioni che verranno, ma chiedono a gran voce, prima di tutto, un cambiamento culturale e sociale. Perciò non chiamateli solo ambientalisti…
I ragazzi del Friday for future non si conoscono tutti tra loro ma sono sempre in relazione. La comunicazione funziona come una catena. Le assemblee locali scelgono due referenti che sono inseriti in una chat nazionale. Ogni partecipante ha presentato il suo progetto per combattere il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale.
Inoltre, precisa Linkiesta, se c’è una cosa che accomuna questi ragazzi è lo sguardo internazionale. Sentono di essere italiani e più di tutto si percepiscono come cittadini del mondo.
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