Poveri insegnanti mal retribuiti e con l’etichetta degli scansafatiche. Una corporazione, quella degli insegnanti, definita così anche da illustri uomini politici, che gode di privilegi unici per chi lavora nella pubblica Amministrazione. Lavorano soltanto per 18 ore settimanali e per soli 5 giorni la settimana ed hanno più di tre mesi di ferie, se contiamo anche le vacanze natalizie e pasquali. Per qualcuno sono anche ottimamente pagati in riferimento al loro orario di lavoro.
Ma è veramente così? Gli insegnanti sono una casta di privilegiati, che adesso che è finito l’anno scolastico rimarrà a casa mezzo mese di giugno, tutto luglio e tutto agosto?
Non è affatto così, chi lo sostiene è in malafede e magari , facendo tali affermazioni, tenta di costituirsi un paravento giustificativo per i prossimi provvedimenti parlamentari che saranno fatti sulla scuola. Si tratta di provvedimenti volti ad aumentare i carichi di lavoro degli insegnanti anche in termini di ore di servizio a parità di risorse investite attualmente nel circuito dell’istruzione.
In buona sostanza si vuole fare passare l’idea che gli insegnanti lavorino poco, siano troppo spesso in vacanza e godano di protezioni contrattuali esagerate; quindi andrebbero equiparati a qualsiasi impiegato della pubblica amministrazione che lavora per 36 ore settimanali. Cerchiamo di smontare questa tesi accusatoria fatta contro gli insegnanti, con qualche calcolo oggettivo.
Tre mesi di ferie? Ma quando mai! Gli insegnanti prendono le ferie ai sensi dell’art.13 del CCNL 2066-2009, dove al comma 2 è scritto che la durata delle ferie è di 32 giorni lavorativi comprensivi delle due giornate previste dall’art. 1, comma 1, lett. a), della legge 23 dicembre 1977, n. 937, per la stessa legge sono attribuite, come si ricorda nel comma 1 dell’art.14 del contratto scuola, 4 giornate di riposo che gli insegnanti possono fruire esclusivamente durante il periodo tra il termine delle lezioni e degli esami e l’inizio delle lezioni dell’anno scolastico successivo, ovvero durante i periodi di sospensione delle lezioni. Detto ciò si comprende che il docente fruisce di 36 giorni di ferie da prendersi di fatto nei soli mesi di luglio e di agosto. Facendo un esempio che rende l’idea, un docente che decide di andare in ferie il primo di luglio 2014, fruendo dei 36 giorni di ferie, dovrà tornare in servizio a scuola il giorno 18 agosto (ovviamente nel calcolo le domeniche e il ferragosto non si calcolano).
In effetti, molte scuole, quasi tutte quelle secondarie di secondo grado dal 25 agosto fino al 30 agosto hanno programmato gli esami per il debito formativo e i docenti sono quindi obbligati a riprendere effettivamente servizio. Senza tenere conto che gli esami di Stato termineranno per la metà di luglio e molti docenti non riusciranno a fruire di tutte le ferie. Per quanto appena detto, c’è da dire che i tre mesi di ferie degli insegnanti sono una falsità volta a delegittimare una professione troppo spesso vilipesa. Per quanto riguarda le 18 ore di insegnamento settimanale svolti in 5 giorni la settimana, anche questa è una balla colossale.
Intanto diciamo che le insegnanti dell’infanzia lavorano per 25 ore settimanali e quelle della primaria per 22 ore + 2 ore settimanali dedicate alla programmazione; soltanto nelle scuole secondarie si svolgono 18 ore di lezione frontale la settimana. Ma dove mettiamo tutte le ore dedicate per le attività individuali e collegiali funzionali all’insegnamento? Si tratta di una montagna di ore difficilmente quantificabile, ma che se fosse riconosciuta porterebbe l’orario settimanale dell’insegnante ben oltre le fatidiche 24 ore che il Governo Monti provò ad inserire nella legge di stabilità del 2012. Quello che vogliamo dire ai nostri cari politici di destra, sinistra o centro che sia è : “Se si vuole continuare a risparmiare sulla scuola si faccia pure, ma finiamola per cortesia di dire che gli insegnanti sono una corporazione di privilegiati, che sono i più sindacalizzati della pubblica amministrazione e che vengono pagati poco perché lavorano poco”.
Ci si assuma la responsabilità di riformare la scuola senza ascoltare i sindacati, ma senza crearsi gli alibi e senza ricorrere alla vecchia menzogna de “gli insegnanti fruiscono ogni anno di tre mesi di ferie”.
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