“Com’è che vogliamo la nostra scuola?”. Un supermercato dove si acquista il sapere? Oppure un luogo dove il sapere “si conquista” e i “maestri sono un po’ maghi e ci sono, non solo se paghi”?.
Scrutando l’orientamento del tutto ideologico, scrive Domenico Pantaleo, il segretario Flc-Cgil su Huffingtonpost.it, che ha ispirato la legge 107 del 2015 la risposta si è rivelata in diversi punti sbagliata, e soprattutto costituita quasi esclusivamente da considerazioni economicistiche, trasformandola in un supermercato, dove c’è un direttore con ampi poteri e “i maestri un po’ maghi” vengono, nei fatti, trasformati in addetti che si possono ricattare, economicamente, espellere, cacciare, con un colpo di matita.
Non si parla mai nella legge, scrive Pantaleo, di dispersione scolastica, innovazione della didattica, riforma dei cicli e educazione degli adulti che sono le vere questioni da affrontare per una scuola che guardi al futuro, mentre i docenti sono lasciati soli, proprio loro che assumono il peso della responsabilità della formazione delle nuove generazioni, e sanno bene che il sapere, la conoscenza, sono beni comuni fondamentali per una società inclusiva e giusta.
La responsabilità conferisce loro una straordinaria funzione sociale, e soprattutto diritti, inalienabili, intoccabili. Perciò, nessun maestro, nessun docente, può essere lasciato solo, abbandonato, escluso, messo in competizione con altri proprio perché “ci sono, non solo se paghi”.
Libertà e autonomia del lavoro dei docenti non possono essere calpestati da una scuola trasformata in azienda e non si possono spogliare le persone dei loro diritti costituzionali a partire dal rinnovo del contratto nazionale.
Da questo assunto di principio, la legge avrebbe dovuto prevedere la stabilizzazione per tutti i precari, invece, a causa di una legge regressiva e autoritaria siamo nella condizione in cui i tanti docenti e lavoratori precari che oggi stanno lavorando nelle nostre scuole, alcuni anche da anni, rischiano di non lavorare più.
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Si tratta di decine di migliaia di docenti, i quali, nonostante un concorso già indetto per decreto, potrebbero rimanere fuori dal circuito del lavoro pur essendo abilitati e pur avendo almeno 3 anni di servizio, mentre il concorso non rispetta la sentenza della Corte Europea, e pertanto andrebbe sensatamente rinviato a dopo la stabilizzazione dei docenti.
E che ne è dei “maestri un po’ maghi”? Per loro si annunciano tempi difficili e grami. Il ministero ha bloccato la stabilizzazione e potenziamento dell’offerta formativa per i docenti delle scuole dell’infanzia già immessi nelle graduatorie ad esaurimento e di merito, discriminandoli rispetto agli altri docenti precari. Per loro, il piano di assunzione finisce qui, in attesa della riforma delle scuole dell’infanzia, prevista dalla legge delega, sulla quale però non vi è ancora chiarezza.
È poi emerso il dramma dei docenti della cosiddetta “seconda fascia”, dove sono collocati tantissimi abilitati in Matematica o in Lingue e Letterature straniere o specializzati nel sostegno. La gran parte di loro ha già almeno 3 anni di servizio, ma la legge 107/15 non li ha presi minimamente in considerazione. È assurdo e incomprensibile avere escluso tutto il personale Ata dal piano di stabilizzazione, ritenuto residuale e non una componente fondamentale per far funzionare le scuole.
“Com’è che vorremmo la nostra scuola?”, conclude Pantaleo: piena di ragazzi e ragazze felici di apprendere e di conoscere, e di “maestri maghi” e docenti stabili verso i quali la società intera esprime gratitudine, ma soprattutto attenzione ai diritti e alla straordinaria funzione sociale. Continuare a rivendicare un radicale cambiamento della legge sulla pessima scuola è una battaglia di civiltà e democrazia per affermare una scuola realmente egualitaria e inclusiva.
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