Il liceo classico non serve a niente: tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito questa frase. In questi giorni su X si parla moltissimo di questo indirizzo di studi, soprattutto in seguito alle parole molto provocatorie di un economista e di un imprenditore.
Ecco le parole di quest’ultimo: “Il liceo classico, per quanto prestigioso e fondamentale nel preservare e tramandare il patrimonio culturale, rischia talvolta di ripetere un errore simile a quello attribuito ai mandarini cinesi. Questi funzionari erano maestri di letteratura, poesia e filosofia, ma la loro formazione, concentrata su discipline umanistiche e teoriche, li lasciava spesso privi delle competenze pratiche necessarie per affrontare problemi concreti o costruire infrastrutture vitali”.
Da qui, il putiferio. C’è chi ha dato ragione ai due e chi invece si è molto risentito, ribadendo l’importanza degli studi classici nella formazione della persona, prima che di qualunque lavoratore. Ecco alcune reazioni a difesa del liceo classico:
“In Italia molti ingegneri hanno fatto il classico con ottimi risultati. Polemica senza senso su un liceo che ha, invece, troppo pochi studenti a causa dello squallore dei tempi e dei ministri e vale oro”.
“La letteratura, la filosofia e la matematica, danno la forma mentis che rimarrà tale per tutta la vita e con la quale una persona potrà poi apprendere nella maniera migliore tutte le abilità pratiche, quelle sempre invece intrinsecamente mutevoli. Prima il secchio, poi l’acqua”.
“Il liceo classico è La Scuola. Il latino ed il greco ti insegnano la lingua italiana. Oltre ad una cultura notevole, le lingue classiche ti insegnano a ragionare con la tua testa, la logica”.
“Latino e greco (soprattutto greco) dovrebbero essere insegnati in tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Sono le nostre radici e insegnano a usare la testa”.
“Ricordo a tutti che esistono solo due tipi di scuole: il liceo classico e le altre”.
“Non l’ho frequentato, sono ragioniere, ma appoggio appieno la battaglia a difesa del liceo classico!! Dovete esserne fieri di averlo frequentato, dobbiamo esserne fieri di averlo in Italia”.
L’economista Riccardo Puglisi, sempre su X, ha invitato gli utenti a parlare della propria esperienza al liceo classico o comunque ad esprimere un pensiero sul tema con l’hashtag #ForzaLiceoClassico. L’iniziativa è piaciuta a molti: il social network è praticamente pieno di testimonianze sugli studi classici.
Lo studio del latino migliora i ragionamenti e sviluppa la logica. In poche parole “apre la mente”. Però la scuola sembra sempre più trascurarlo, tanto che nelle superiori solo quattro studenti su dieci lo studiano: sono gli iscritti al liceo Scientifico (quasi il 27%, ma escludendo il 10% abbondante che optano per il corso in Scienze applicate che non lo propone), al Classico, al Linguistico e al liceo di Scienze Umane ed Europeo internazionale. Nella secondaria di primo grado, dove una volta era presente tra le materie curricolari, invece, sono poche le scuole che lo introducono stabilmente nelle lezioni.
“Eppure la Legge n. 275 dell’8 marzo 1999 offrirebbe ai docenti della scuola media la possibilità di potenziare un argomento all’interno della normale didattica scolastica: quale disciplina sarebbe più utile del latino per preparare gli alunni alla scuola superiore che porta all’età adulta?”: a chiederlo alla Tecnica della Scuola è stato Romano Nicolini, 84 anni, ex docente del liceo classico “Giulio Cesare” di Rimini e da decenni fautore della lingua eterna.
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