Il colloquio tenuto in questi giorni da alcuni dirigenti ai docenti, starebbe trasformando la chiamata diretta in una sorta di selezione aziendale.
Tali presidi sarebbero poco interessati a conoscere le competenze didattiche dei docenti e più a comprendere quali siano le loro scelte di vita personali. Come la gravidanza, l’intenzione di chiedere assegnazione provvisoria o la disponibilità che si vuole dare al lavoro rispetto alla vita privata.
A denunciarlo è il movimento Possibile, attraverso un comunicato “rovente” sottoscritto da Beatrice Brignone e Pippo Civati, che riporta una lettera aperta delle segreterie di Cisl e Uil Scuola delle Marche con la quale si riportano le testimonianze di giovani insegnanti, convocate dai dirigenti scolastici per la procedura di chiamata diretta.
Questo “colloquio – scrivono i parlamentari – si sarebbe svolto all’insegna di domande sui figli piccoli, sulla volontà di prendere un’aspettativa in caso di gravidanza o sulla richiesta di assegnazione per avvicinarsi a casa”.
Per Brignone e Civati, si tratta di “domande assolutamente inopportune e discriminatorie che mettono in evidenza ancora di più quanto la Buona scuola sia dannosa e arretrata. E’ chiaro che una risposta affermativa delle insegnanti su gravidanze o figli piccoli potrebbe incidere sulla scelta del dirigente. Ci troviamo in presenza di un arretramento in termini di diritti dei lavoratori che non ha precedenti e che fa emergere nel pubblico impiego pratiche che appartenevano finora solo ad ambiti strettamente privati”.
“Questo è il risultato – continuano – di chi concepisce la scuola pubblica come un’azienda e non come il luogo fondamentale della formazione e dell’educazione alla diversità e anche alla parità di genere (come recita in uno dei suoi punti anche il decreto sulla Buona Scuola). Chiediamo che la ministra Giannini verifichi immediatamente con tutti i mezzi in possesso del Ministero quanto denunciato dai sindacati. Le insegnanti indubbiamente non rischiano il posto, ma è intollerabile che debbano subire anche questa umiliazione, oltre agli innumerevoli disagi già in essere a causa dei trasferimenti”.
È auspicabile che la richiesta di Brignone e Civati abbia seguito: la chiamata diretta intesa nella Legge 107/2015 non è nemmeno lantana parente di situazioni di questa portata.
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