Sul flop della chiamata diretta, abbiamo scritto in precedenza, evidenziando come il 50% delle convocazioni quest’anno sono state effettuate dagli USR.
Presentata dalla Buona Scuola come un’assoluta novità tesa a snellire le procedure, la chiamata diretta si è trasformata in molti casi in una pistola a salve, rimasta nel fodero del preside sceriffo.
“La chiamata diretta, che avrebbe dovuto garantire alle scuole italiane i docenti con le competenze più adatte alle esigenze dei PTOF è stata snobbata dalla maggior parte dei dirigenti scolastici”, ricorda il sindacato Gilda degli Insegnanti che ha condotto una rilevazione attraverso le sue sedi provinciali.
Infatti, i dati raccolti dal sindacato tracciano una situazione a macchia di leopardo, con il Nord più ligio e le regioni del Centro e del Sud dove invece i presidi hanno preferito che ad assegnare i docenti ai loro istituti fossero gli uffici scolastici territoriali.
In particolare, nell’area settentrionale italiana, la media delle scuole che, per coprire cattedre libere, hanno effettuato la chiamata diretta si attesta intorno al 50%, con il dato più alto registrato nella provincia di Bergamo (circa 72%) e quello più basso a Venezia (20%).
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Al Centro, i dati del sindacato riportano un quadro piuttosto omogeneo nelle province di Prato, Pistoia, Latina e Roma, dove soltanto circa il 20 – 30% delle scuole ha utilizzato lo strumento della chiamata diretta, mentre a Firenze la percentuale sale al 60%, per una media totale di quasi il 28%.
Si passa da nessuna chiamata diretta in provincia di Pisa e in quella di Lucca, alle province di Ferrara e Piacenza dove la chiamata diretta è stata impiegata rispettivamente nel 100% e nel 90% delle scuole.
Al Sud invece nella provincia di Catanzaro vi sono stati appena 5 istituti su 69 che hanno reclutato gli insegnanti attraverso la chiamata diretta (7%); il 10% a Bari, Caserta e Napoli; il 15% a Reggio Calabria; il 30% a Palermo e Siracusa, con una media complessiva del 12%. Nessuna chiamata diretta invece in provincia di Nuoro.
“È ora che il Governo prenda atto dell’evidente fallimento della chiamata diretta – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – e che si ritorni al sistema delle graduatorie con criteri oggettivi, così come previsto dalla Costituzione”.
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