Nessuno ne parla, tutti preferiscono fare finta che il problema non esista ma ormai – a fine giugno – è forse arrivato il momento che Miur e sindacati chiariscano la questione.
A distanza di due mesi e mezzo, l’ipotesi di contratto sulla chiamata diretta (o per competenze) non è ancora stata ratificata.
Fino ad ora, infatti, né il MEF né la Funzione Pubblica hanno formulato il proprio parere.
Le scuole – per parte loro – hanno già deliberato requisiti e criteri.
Le delibere sono state adottate sulla base delle indicazioni contenute in una nota ministeriale sulla quale – a questo punto – si aprono non pochi dubbi di legittimità.
E se è illegittima la nota, potrebbero essere illegittime anche le delibere adottate dai collegi dei docenti.
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Ai sindacati, peraltro, poco importa che la procedura sia legittima: l’importante è essere riusciti a sottoscrivere una ipotesi di accordo che consenta di ribadire il primato della contrattazione sulla legge. Che poi questo apra la strada ad un possibile contenzioso sembra essere del tutto secondario.
Né bisogna dimenticare che – in ogni caso – in molte scuole i collegi si sono rifiutati di deliberare, con il risultato che l’accordo fra Miur e sindacati rimarrà sulla carta.
Il nodo politico del rapporto legge-contratto resta insomma del tutto intatto e si presenterà pesantemente con l’ormai imminente avvio del contratto nazionale.
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