Sono trascorsi ormai 45 giorni dalla data di sottoscrizione dell’ipotesi di contratto integrativo sulla cosiddetta “chiamata diretta” ma di contratto definitivo non si parla ancora.
L’ipotesi, infatti, è ancora ferma negli uffici del Dipartimento della Funzione Pubblica che dovrebbe dare il via libera dopo averne verificata la legittimità rispetto alle norme in vigore.
Intanto, però, in molte scuole i collegi dei docenti hanno preso in esame la questione dei requisiti che dovranno possere i docenti che aspirano di passare dall’albo territoriale alla scuola.
In tante scuole i collegi si sono limitati a “ratificare” la proposta formulata dal dirigente scolstico, in altre scuole i docenti si sono rifiutati di deliberare e in un piccolo numero di istituzioni scolastiche non si è neppure discusso in quanto i dirigenti hanno annunciato che demanderanno comunque al direttore regionale le operazioni di assegnazione dei docenti.
In tutti i casi, comunque, le delibere sono state fatte in palese violazione del dettato contrattuale che stabilisce, inequivocabilmente, che i collegi decidono sui requisiti ma solo dopo aver conosciuto i dati relativi agli organici.
Ma, per il momento, gli organici delle scuole non sono ancora noti; senza considerare il fatto che non esiste neppure il contratto definitivo e che non c’è neppure la certezza che l’ipotesi che conosciamo venga approvata dalla Funzione Pubblica.
Insomma, siamo di fronte al solito “pasticcio all’italiana” che terrà le scuole con il fiato sospeso ancora per qualche settimana.
Pasticcio che potrebbe avere conseguenza anche il proliferare di esposti e ricorsi, come nella miglior tradizione italica.
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