Per i dirigenti scolastici, scegliere i docenti dagli ambiti territoriali per inserirli nel proprio organico sarà una operazione per nulla semplice e forse anche rischiosa sotto il profilo contrattuale.
I punti deboli della procedura sono molteplici e probabilmente se ne avrà piena contezza solo fra qualche tempo.
A parte i rischi di clientelismo e nepotismi molto temuti dai sindacati del comparto ma anche facilmente contrastabili sul piano legale, le questioni sono davvero numerose.
Un esempio fra tutti.
Il “mini-bando” della scuola prevede che vi sia un posto disponibile per un docente di scuola primaria con particolari competenze in ambito informatico e linguistico.
Ovviamente i docenti che chiedono di andare in quella scuola sono “attrezzati” proprio in informatica e in inglese.
L’insegnante che viene scelto (o per il suo maggiore punteggio o per altri criteri che possono essere stabiliti dalla scuola) si aspetta legittimamente di essere utilizzato per svolgere attività di insegnamento in quei due ambiti disciplinari.
Ma se il docente scelto viene poi concretamente assegnato non ad un posto classe ma ad un posto aggiuntivo (il cosiddetto organico potenziato di quest’anno) qualche problema concreto potrebbe anche nascere.
Quest’anno – infatti – molti docenti dell’organico potenziato sono stati di fatto impiegati per coprire supplenze (alle volte persino nella scuola dell’infanzia) e questa soluzione potrebbe essere impugnata dal docente interessato.
D’altronde perchè mai un docente dovrebbe partecipare ad una “miniselezione” per insegnare inglese o informatica per vedersi poi impiegato in supplenze in un altro ordine di scuola?
La soluzione al problema potrebbe essere che la scuola, già nel bando, chiarisca che si tratta di un posto per supplenze; ma se è così, c’è bisogno davvero di mettere in piedi un meccanismo così complesso?
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