La trattativa fra Miur e sindacati sulla questione della “chiamata diretta” si è conclusa come era prevedibile.
E’ peraltro vero che alcuni particolari, pure importanti e decisivi, non sono per nulla chiari e forse mai lo saranno; per esempio: sapremo mai quale ruolo abbia realmente svolto il sottosegretario Faraone? oppure: ma davvero la rottura definitiva si è consumata sul numero degli indicatori? e davvero i sindacati non hanno voluto accettare una tabella di titoli troppo dettagliata (si parla di punteggi da attribuire anche agli incarichi organizzativi).
Ma se così fosse non si spiegherebbe per quale motivo proprio 24 ore prima i sindacati del comparto presenti nel CSPI (Flc-Cgil, Cisl e Snals) si erano espressi sulla tabella da usare per i candidati al concorso per dirigenti arrivando a differenziare il punteggio da attribuire per l’incarico di collaboratore del dirigente (punteggio maggiore per chi ha svolto l’incarico fino al 2014/2015 e più basso a partire dal 2015/2016).
E’ invece molto probabile che lo scontro (più o meno palese) sia stato su un’altra questione di cui poco si è parlato in questi giorni e che pure è del tutto centrale: il ruolo che il dirigente scolastico dovrà avere nella “selezione” delle proposte. Secondo i sindacati i d.s. non devono avere nessun margine discrezionale e devono limitarsi a prendere atto della posizione in graduatoria dei diversi aspiranti all’incarico. Ma il nodo è proprio questo: lo spirito della legge non lascia spazio a molti dubbi e – piaccia o non piaccia – i dirigenti scolastici potranno chiamare i docenti dagli albi sulla base di criteri e meccanismi decisi al livello della singola istituzione scolastica. I dirigenti potranno così fare ricorso al “colloquio”, osteggiato invece in modo fermo deciso dai sindacati (va precisato che la legge parla di possibilità e non di obbligo di utilizzarlo). E, soprattutto, saranno proprio i d.s. a decidere il “peso” da attribuire ai titoli dichiarati da ciascun docente.
Vedremo comunque nei prossimi giorni a quali strategie i sindacati vorranno ricorrere per contrastare l’applicazione della legge.
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