Politica scolastica

Chiamata diretta e Alternanza, si attendono le modifiche legislative

Le parole del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: “L’alternanza scuola lavoro deve essere un’opportunità, non un dovere”, non sono da considerarsi, per quanto trapela da fonti governative, come la volontà politica di abolire l’obbligo della frequenza degli studenti dei percorsi di Alternanza Scuola Lavoro.

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO RESTA OBBLIGATORIA

Una cosa sembra essere certa, il Governo M5S-LEGA non ha nessuna volontà politica di eliminare l’obbligatorietà dei percorsi scolastici riferiti all’Alternanza Scuola Lavoro. Gli interventi legislativi che verranno probabilmente fatti non riguardano l’obbligatorietà delle ore di ASL, ma molto più probabilmente ci sarà una stretta di carattere legislativo sulla qualità dei percorsi, sui tempi, sulla sicurezza degli studenti quando fanno esperienze lavorative in azienda. Uno dei temi da affrontare, che sembra prendere in esame il Miur, è quello dell’eccessivo numero di ore di ASL soprattutto nell’istruzione liceale.

Tuttavia bisogna dire che per adesso, nonostante manchi poco per l’avvio dell’anno scolastico 2018/2019, le eventuali modifiche legislative della legge 107/2015 in materia di Alternanza scuola lavoro, non sono per nulla chiare e mancano di indicazioni precise. Bisogna ricordare che anche l’esame di Stato 2018/2019 e la relativa ammissione all’esame è strettamente legato alle norme attualmente vigenti della legge 107/2015 e del d.lgs.62 del 13 aprile 2017.

CHIAMATA DIRETTA SUPERATA PER CONTRATTO MA NON PER LEGGE

Le norme legislative sulla chiamata diretta sono ancora vigenti, tuttavia l’accordo contrattuale del 26 giugno 2018 ha disapplicato la legge eliminando per il 2018/2019 la chiamata diretta per il passaggio dei docenti titolari di ambito su scuola. Per il 2018/2019 il passaggio da ambito su scuola è avvenuto tramite punteggio della graduatoria di mobilità, sulla base della scuola di partenza scelta dal docente e gli elenchi delle scuole dell’ambito.

Entro la prossima primavera si attende, oltre il nuovo contratto triennale di mobilità, anche un intervento legislativo che vada a modificare il comma 79 della legge 107/2015 e ad abrogare i commi 80-81-82 della medesima legge.

Lucio Ficara

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