C’è molta attesa da parte sindacale per la prossima seduta del Consiglio dei Ministri nel corso del quale dovrebbe essere approvato il decreto legislativo per la revisione del testo unico sul pubblico impiego.
I sindacati, infatti, confidano che il provvedimento faccia piazza pulita della legge Brunetta e restituisca ai contratti nazionali la possibilità di modificare norme di legge.
“Aspettiamo la stesura definitiva per capire se ci sono i contenuti che garantiscono il riequilibrio tra legge e contratto” sottolinea in proposito Maddalena Gissi, segretaria nazionale di Cisl Scuola e aggiunge: “La scuola esige un rinnovo contrattuale dignitoso e un rapporto di lavoro in grado di restituire al personale serenità e certezze. Mobilità, valutazione, formazione devono rientrare tra le materie affidate alla contrattazione a partire dal Testo Unico . La diplomazia sindacale è in azione ma la politica appare un po’ troppo distratta! Non si può perdere un’occasione come questa che determinerà il futuro di 3.200.000 lavoratori della PA e tra questi, 1.200.000 dipendenti di una scuola, assediata e travolta dalle norme invasive”.
Dalle anticipazioni che stanno circolande in rete l’ottimismo sindacale non appare però molto giustificato.
In realtà il nuovo decreto non abolirebbe affatto l’articolo 1 della legge 150/2009 (la cosiddetta legge Brunetta), ma si limiterebbe a dire che le norme in materia di rapporto di lavoro pubblico possono essere derogate dai contratti però solo nelle materie affidate alla contrattazione collettiva ai sensi dell’art. 40, comma 1 del TU 165/2001 e nel rispetto dei principi stabiliti dal decreto stesso.
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Il fatto è che la legge 107 ribadisce in modo inequivocabile che le norme contenute nella legge stessa (e in particolare quelle sulla chiamata diretta e sul bonus premiale) non possono essere derogate per via contrattuale.
Per affidare alla contrattazione tali materie potrebbe essere quindi indispensabile l’esplicita abrogazione della previsione contenuta nella Legge 107/15.
Ma per capire meglio la questione bisognerà attendere il testo del decreto che verrà approvato dal Governo (forse giovedì 23 o addirittura già mercoledì 22 febbraio).
Dopo di che, potrebbe ripartire la contrattazione sulla mobilità .
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