Si è trasformata in una trattativa ad oltranza quella del 14 luglio tra Miur e sindacati sulla sequenza contrattuale per definire la chiamata diretta.
Dalle informazioni pervenute, sembra che il confronto di carattere politico svolto in mattinata, alla presenza dell’on. Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, abbia prodotto dei risultati positivi. Nel senso che, dopo l’inaspettata rottura delle trattative di martedì 12, la parte pubblica e quella sindacale si sono riavvicinate.
Nel pomeriggio, però, quando il piano si è sposato su un livello prettamente “tecnico”, il confronto ha subìto nuovamente una fase di stallo. Con alcuni frangenti del confronto di non facile risoluzione.
Ricordiamo che i nodi da sciogliere rimangono sostanzialmente due: l’alto numero di requisiti che il Miur vorrebbe mettere nelle mani dei dirigenti scolastici, da cui estrapolare i quattro definitivi da associare ad ogni posto da assegnare (in caso di parità di requisiti varrebbe l’anzianità di servizio); la possibilità che avrebbero i presidi di assegnare la cattedra anche a candidati non inseriti nella graduatoria venutasi a formare nel proprio istituto, andando così a “pescare” in tutto l’ambito territoriale.
Sono diverse le ipotesi che si stanno esaminando. Qualora non si trovi una soluzione, visto che oramai non c’è più possibilità di slittamento della trattativa, visti i tempi contingentati, è spuntata pure una (non) soluzione dell’ultima ora: quella di rinviare tutto di un anno.
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