La vicenda del contratto sulla mobilità si fa sempre più complicata: anche l’incontro del 28 febbraio non è stato conclusivo e allo stato attuale è difficile fare previsioni.
In realtà nel corso dell’incontro del 28 il problema centrale (l’assegnazione alle scuole dei docenti titolari sull’ambito territoriale) è rimasto un po’ ai margini anche perchè non il Ministero non è ancora in grado di sciogliere il nodo di tutta la questione: si potrà con il contratto derogare precise norme di legge?
I sindacati sostengono di sì e portano a riprova l’accordo politico sottoscritto a fine novembre con il ministro Madia, mentre i dirigenti del Miur aspettano di esaminare con attenzione lo schema di decreto legislativo sulla materia che è stato approvato dal Governo qualche giorno.
Per la verità il testo ufficiale del decreto non è ancora noto ma sappiamo già con certezza che non contiene l’esplicita abrogazione della’articolo 1 della legge Brunetta, che è proprio la norma che oggi impedisce di modificare disposizioni di legge per via contrattuale.
Al termine dell’incontro del 28 il Ministero ha consegnato ai sindacati presenti una nuova bozza di accordo, nel tentativo di sbloccare la situazione.
Ed è probabile che il tentativo della Amministrazione possa portare a qualche risultato.
Secondo indiscrezioni ufficiose, che trovano una conferma indiretta in tutto l’andamento della trattativa a partire dalla fine di gennaio, sembra che il fronte sindacale non sia compatto nel rigettare la proposta ministeriale.
La Flc-Cgil non sembra infatti disponibile a firmare un accordo che assegni al dirigente scolastico la decisione finale sull’assegnazione, mentre gli altri sindacati sembrano più orientati ad accettare un qualche compromesso.
I segnali della rottura, peraltro, ci sono tutti: solo pochi giorni fa Maddalena Gissi, segretaria nazionale Cisl-Scuola, aveva “promosso” la Ministra riconoscendole apertura e capacità di dialogo. Sul fronte opposto Flc-Cgil ha proclamato lo sciopero del comparto scuola per l’8 marzo e la proclamazione suona come una mezza sfida agli altri sindacati del comparto anche se non rappresenta una chiara apertura ai sindacati di base che invece sciopereranno il 17 marzo.
La situazione, insomma, è molto complessa e delicata e il fatto che nessun sindacato abbia diramato un comunicato dopo l’incontro del 28 sta proprio a significare che i rapporti fra le diverse sigle sono difficili e nessuno, in questa fase, vuole assumersi la responsabilità della “rottura”.
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