Anche il ministro dell’Istruzione si schiera contro quei presidi che stanno snaturando la chiamata diretta, “intrufolandosi” nella vita privata delle docenti.
“I presidi non discriminino le donne nei colloqui per la chiamata diretta, in particolare con domande su figli o gravidanze”, dichiara all’Ansa il responsabile del Miur nella serata del 12 agosto, entrando così a gamba tesa sui primi “casi di discriminazione e umiliazione” segnalati dai sindacati e rilanciati dai parlamentari di Possibile.
“Se qualche dirigente ha davvero chiesto alle docenti informazioni sui figli e su possibili aspettative in caso di gravidanze è grave“, ha detto Giannini, riferendosi ai colloqui tenuti dai dirigenti per selezionare i docenti all’interno dei candidati che si sono proposti attraverso gli ambiti territoriali.
“Non è questo lo spirito dell’individuazione per competenze degli insegnanti voluta dalla legge 107. Ho chiesto un approfondimento agli Uffici Scolastici Regionali e invito le insegnanti a segnalare questi casi agli Uffici. Ora – ha concluso il ministro – abbiamo tutti gli strumenti per censurare le storture, grazie anche al nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici approvato a giugno”.
Giannini, quindi, non si è limitata a “bacchettare” i presidi che mettono a disagio le docenti con domandi imbarazzanti e che non hanno nulla a che vedere con la loro attitudine a ricoprire il posto vacante da assegnare: ha fatto intendere che un loro eventuale comportamento “invadente”, che indaga su eventuali intenzioni su gravidanze o intenzioni di chiedere assegnazioni provvisorie, andrebbe ad incidere su premi di fine anno e probabilmente anche sulla loro “carriera” che consiste spesso nell’ottenere sedi scolastiche più ambite.
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