Categorie: Politica scolastica

Chiamata diretta: i nuovi arrivati scalzano i vecchi?

La procedura della chiamata dei docenti dagli albi territoriali si sta ormai concludendo, ma alcuni problemi potrebbero presentarsi proprio a partire da questo momento.

Una delle questioni più complesse riguarda proprio la conclusione del procedimento di selezione dei docenti; le Linee guida ministeriali del 22 luglio ribadiscono che i dirigenti devono attribuire l’incarico in coerenza con il PTOF (e ovviamente con quanto indicato nell’avviso di chiamata) e con adeguata motivazione.
Quindi nel decreto che conclude il procedimento il ds dovrà indicare per esempio che al docente X  viene attribuito l’incarico in relazione alle competenze nel campo della “didattica digitale”.
A questo punto l’insegnante X (per comodità esemplificativa supponiamo di parlare di scuola primaria) dovrà essere obbligatoriamente utilizzato, almeno per buona parte del suo orario, in attività didattiche che prevedano l’impiego delle tecnologie digitali.
E senza dimenticare che l’incarico è di durata triennale.
Questo però pone un problema di non semplice soluzione: se all’insegnante X viene affidato l’incarico di occuparsi di attività laboratoriali di informatica è ovvio che tale “posizione” non sarà più disponibile per altri docenti.  Cosa succederà allora se fra i docenti già in servizio nella scuola ce ne sono altri interessati a tale posizione?  
La questione è delicata perchè, se il dirigente ha selezionato l’insegnante X con un determinato scopo, non può, successivamente, attribuirgli un incarico diverso.
Ne deriva il paradosso che i docenti che già fanno parte dell’organico della scuola potranno esprimere le proprie preferenze sull’incarico da ricoprire nel 2016/17 in modo limitato e comunque in subordine ai docenti “nuovi arrivati” i quali invece avrebbero garantita la “posizione” per almeno tre anni scolastici.
Per comprendere meglio il “pasticcio” bisogna tenere conto che i docenti che provengono dalla “chiamata diretta” stipulano un contratto (di natura privatistica) con il dirigente scolastico, contratto triennale che ha la sua ragion d’essere nelle caratteristiche del PTOF della scuola oltre che nelle competenze e nel curriculum del docente stesso.
Quindi a paritre dal prossimo anno scolastico dovranno convivere nella scuola insegnanti con due diverse posizioni contrattuali (i “nuovi” docenti saranno infatti legati al PTOF mentre i “vecchi” non saranno sottoposti a questo vincolo): e la convivenza non sarà priva di conflittualità. 

Reginaldo Palermo

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