Alla fine il Miur sulla chiamata diretta ha deciso di seguire la Legge 107 e abbandonare in buona parte gli accordi presi, ma non sottoscritti, con i sindacati.
Questi, però, anche dopo l’atto unilaterale delle linee guida, continuano mandare messaggi operativi al personale. Lo fanno, in particolare, rivolgendosi ai dirigenti scolastici: come ravvisato anche dalla nostra testata giornalistica, infatti, i presidi più “coraggiosi” hanno ancora la piena facoltà di non pubblicare alcun avviso sul proprio sito internet sui posti da assegnare. E demandare tutto all’Usr di competenza.
Ora, però, il leader della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, indica alla Tecnica della Scuola una possibilità ulteriore: quella di far inserire l’avviso di messa su “piazza” (telematica) dei posti da assegnare facendo valere solo il requisito tradizionale: l’anzianità di servizio. In questo modo, i capi d’istituto non potrebbero venire tacciati dall’amministrazione di venire meno ai propri doveri e pregiudicare il loro rendimento.
Si tratta di una soluzione forse più praticabile, ma che difficilmente seguiranno i presidi vicino ad altre associazioni sindacali dei dirigenti scolastici, non Confederali. Di sicuro, anche se la dovessero adottare solo una parte dei presidi, per il sindacato si tratterebe di un successo: perchè le indicazioni del Miur non avrebbero applicazione uniforme. Indebolendo, in tal modo, la mission per cui sono state sviluppate le linee guida sulla chiamata diretta.
Pantaleo, si rende conto che utilizzare il punteggio equivarrebbe ad un ritorno all’antico, senza avere mai nemmeno provato la strada nuova?
In realtà la soluzione di buon senso era rinviare il tutto di un anno (come già indicato dalla Cisl Scuola), utilizzando per questa estate i punteggi della mobilità che comprendono già molti dei titoli richiesti dalle scuole. Solo che, giunti a questo punto, non essendo le linee guida prescrittive, i dirigenti scolastici potrebbero comunque agire indicando negli avvisi come unico criterio quello del punteggio dei docenti (derivante comunque da anzianità di servizio e titoli acquisiti n.d.r.). In modo da evitare inutili contenziosi e incertezza sui tempi delle operazioni.
Però c’è da rispettare una legge, la 107/15, e ora anche le linee guida: come si fa?
Io dico che si è voluta imporre una soluzione pasticciata e priva di qualsiasi criterio oggettivo e trasparente. Per queste ragioni sono prevedibili tantissimi ricorsi e saranno i dirigenti a rispondere in giudizio, perché la ministra Giannini e il Miur hanno scaricato ogni responsabilità su di loro, limitandosi a ripetere stancamente le vecchie impostazioni ideologiche care al liberismo.
Quindi i dirigenti scolastici dovrebbero agire, come voi sostenete, anche per tutelarsi?
Le linee guida per la chiamata diretta dei docenti sono un colossale imbroglio e sottopongono le scuole a una inutile e faticosa rincorsa per l’assegnazione dei docenti che costringerà I dirigenti scolastici a saltare le ferie e con la concreta prospettiva di essere chiamati in giudizio. Si trasformano le scuole in un supermercato di titoli magari con sconti di fine stagione. Le linee guida è evidente che sono un imbroglio.
Allora, perché siete stati per giorni interi a trattare sui titoli da scegliere per assegnare i posti?
Le competenze alla fine si sono rivelate una pura finzione, perché in realtà decidono unilateralmente e senza alcun criterio oggettivo e verificabile i dirigenti scolastici.
È curioso: al ministero dell’Istruzione sostengono l’esatto contrario.
Se si stabilisce che le scuole possono con uno o più avvisi richiedere da tre a sei requisiti nell’ambito di una lista lunghissima di titoli nazionali, con la possibilità anche di definire le priorità, la procedura non può essere definita oggettiva e trasparente. Quei meccanismi sono del tutto discrezionali e possono determinare in alcune aree del Paese elementi di dubbia legalità come in qualche caso si è verificato con l’organico potenziato.
FINE PRIMA PARTE
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