“Lo stop alla trattativa sulla chiamata diretta ci poteva stare, ma nessuno avrebbe mai immaginato che a ‘sfilarsi’ sarebbe stato il ministero dell’Istruzione”.
A dirlo alla Tecnica della Scuola è uno dei sindacalisti che hanno partecipato alla infuocata riunione del 12 luglio: è appena uscito dal Miur, ha partecipato alla stesura del comunicato unitario, ha la voce stanca, è deluso.
Ma cosa è successo al ministero dell’Istruzione?
È successo che gli accordi che avevamo preso la settimana scorsa sono clamorosamente caduti. E non per colpa nostra.
Quindi voi eravate pronti ad andare avanti?
Ci saremmo aspettati che qualche sindacato avesse avuto in questi giorni indicazioni negative dai propri organismi statutari. Invece così non è stato: la proposta di giovedì 7 luglio era stata considerata da tutti positiva. Tutto sembrava andare per il meglio. Solo che a tirarsi fuori è stato il Miur, è incredibile.
Per quale motivo?
Hanno preteso di inserire delle parti nella sequenza contrattuale sinora mai considerate. Avremmo probabilmente soprasseduto sulla presenza di un numero maggiore di criteri certificatori, che nel frattempo erano diventati 46, ma non potevamo accettare di stravolgere l’accordo con la facoltà che si vuole dare ai dirigenti scolastici di scegliere i docenti anche senza tenere conto dei titoli.
E ora che si fa?
Non dipende da noi. Per giovedì 14 luglio era già fissato un ulteriore incontro.
Vi presenterete?
In questo momento non glielo so dire. Ma non è questo il punto: potremmo anche andare all’incontro, ma se la proposta è questa non servirà a nulla.
Vi siete dati una spiegazione di questo inatteso cambiamento in corsa?
Vorremmo saperlo pure noi.
Forse le lamentele che si sono susseguite in questi cinque giorni hanno convinto il Miur a cambiare le “carte” in tavola?
L’unica cosa che possiamo dire con certezza è che qualcuno ha fatto di tutto per far emergere la parte peggiore dell’accordo sulla sequenza contrattuale della chiamata diretta che avevamo sancito. Su chi possa aver convinto il ministero a tornare sui suoi passi, possiamo però formulare solo delle ipotesi.
Come se ne può uscire?
Solo spostando il confronto sul fronte politico: quello tecnico, con l’amministrazione, è fallito. Tentare di proseguire su questa strada, non porterebbe da nessuna parte.
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