Questa volta i sindacati di base rischiano di fare il “colpo grosso”: si stanno infatti moltiplicando le scuole in cui i collegi dei docenti rifiutano di votare requisiti e criteri per la cosiddetta “chiamata diretta”.
Il CCNI sulla “chiamata per competenze” sottoscritto l’11 aprile scorso (per la verità si tratta per ora di una ipotesi contrattuale, per la firma definitiva bisogna attendere il via libera di MEF e Funzione Pubblica) prevede che i collegi dei docenti adottino una delibera con cui si definiscono i requisiti che devono possedere i docenti chiamati dagli albi territoriali.
In mancanza di delibera il dirigente potrà procedere autonomamente.
A lanciare la protesta sono stati per primi Unicobas e Cobas che invitano all’astensione (deve essere infatti il ds a portare in collegio una propria proposta).
I Cobas hanno già pubblicato un lungo elenco di molte scuole della Sardegna dove i collegi dei docenti si sono astenuti a larghissima maggioranza; Unicobas non ha pubblicato un elenco ufficiale ma ha fatto sapere che l’astensione è stata maggioritaria in diverse scuole di Roma, di Catania, della Toscana.
Ma basta leggere post e commenti sui social per scopire che la protesta sta prendendo piede in molte città.
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Va detto che la protesta è facilitata dal fatto che, ai dirigenti scolastici, l’astensione non dà troppo fastidio: in mancanza di criteri definiti dal collegio i ds potranno infatti effettuare le chiamate senza vincoli particolari.
Senza considerare che non pochi dirigenti, memori dell’esperienza non molto entusiasmante dello scorso anno, stanno decidendo di non effettuare proprio le chiamate lasciando che siano gli Uffici regionali ad assegnare i docenti alle scuole.
Insomma, a conti fatti, sulla chiamata diretta i sindacati potrebbero aver conseguito una vera e propria vittoria di Pirro.
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