La soluzione che si sta prospettando per la chiamata dei docenti dagli albi territoriali sarà sicuramente gradita ai sindacati, ma molto meno ai dirigenti scolastici e agli stessi uffici di segreteria.
Stando alle informazioni di cui disponiamo in questo momento sembra che alla resa dei conti i docenti assegnati ai diversi albi territoriali passeranno alle scuole sulla base di graduatorie e punteggi; quasi certamente non ci sarà nessun “incontro fra domanda e offerta” come previsto dalla legge e come da un anno a questo parte auspicato e sostenuto dal Ministro.
Quello che sembrava un punto fermo e irrinunciabile della riforma è diventato oggetto di contrattazione sindacale anche a seguito dell’intervento politico del sottosegretario Davide Faraone che solo fino a pochi mesi fa sosteneva senza se e senza ma la chiamata dei docenti da parte dei dirigenti scolastici.
Il fatto è che il meccanismo che si sta prospettando non avrà sostanzialmente nulla di diverso da quello attuale che prevede la scelta della sede a livello provinciale.
Secono quanto trapela dalle segreterie sindacali sparirà anche l’ipotesi del colloquio con il dirigente scolastico.
La differenza rispetto ad ora sta nel fatto che in futuro le graduatorie non saranno più provinciali ma territoriali (e cioè a livello di albo) e dovranno essere gestite dalle reti di scuole che si stanno formando.
Quindi il tutto si tradurrà semplicemente in un passaggio di consegne dagli ambiti provinciali (gli ex Provveditorati, per capirci) agli ambiti territoriali.
Resta da capire se alla scuola “capofila” di ciascuna rete di ambito verrà assegnato personale amministrativo aggiuntivo; ma il decreto sugli organici Ata non fa certamente ben sperare.
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