Le regole volute dal Miur sulla chiamata diretta costituiscono una svolta, perché per la prima volta una parte di docenti verranno scelti non più in base all’anzianità.
La novità non va giù ai sindacati. Lo dice a chiare lettere alla Tecnica della Scuola, Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil.
In questa seconda parte dell’intervista (per leggere la prima parte cliccare qui), il sindacalista sostiene, di fatto, che con questa procedura, che coinvolgerà diverse decine di migliaia di docenti, si rischia l’anarchia decisionale da parte dei dirigenti scolastici. Perché, a suo modo di vedere, anche le indicazioni provenienti dal collegio dei docenti sui profili dei posti da assegnare, potrebbero essere eluse. Intanto, il malcontento verso il governo cresce.
Pantaleo, forse i sindacati sulla chiamata diretta stanno esagerando: in fondo, i dirigenti dovranno tenere, nelle loro scelte, delle indicazioni del Pof triennale?
Il collegio dei docenti viene escluso dalla individuazione dei profili professionali necessari alle scuole e senza alcuna possibilità di controllo, indebolendo ulteriormente i poteri democratici degli organi collegiali. Il punteggio non ha più alcun valore, così come non vi è alcuna regola per stabilire gli ordini di assegnazione sulla base dei requisiti posseduti.
È un quadro ben diverso da quello che avevate concordato nel corso della trattativa…
Voglio ricordare che nell’intesa politica poi saltata per responsabilità della Ministra Giannini l’avviso doveva indicare per ciascun posto 4 requisiti. Il dirigente faceva la proposta al docente che ne soddisfava il maggior numero. In caso di parità si utilizzava il punteggio.
Però, se aveste accettato la lista di requisiti allargata, sicuramente vi sarebbero stati meno margini discrezionali per i presidi?
Non potevamo accettare, perché tra i requisiti nazionali da cui attingere le competenze indicate dalle scuole ci sono pure le funzioni organizzative assegnate direttamente dai dirigenti ai docenti o corsi di formazioni di dubbia certificazione.
Tanti docenti lamentano che con l’attuale chiamata diretta l’anzianità viene messa ai margini…
Purtroppo è vero: l’esperienza conseguita con anni di insegnamento non conta più nulla e nessuno avrà la possibilità di verificare la correttezza e l’imparzialità delle scelte fatte. Il paradosso è che potrebbe essere assegnato a una scuola un docente che non ha mai insegnato rispetto a uno con meno requisiti dichiarati ma bravissimo nell’insegnamento della sua materia.
Poi c’è il colloquio…
Si intende utilizzare il colloquio addirittura on line, per aumentare la discrezionalità e sottoporre I docenti a un’ulteriore umiliazione e stress. Nessuno ha mai spiegato a cosa dovrebbe servire il colloquio se tutto dovrebbe avvenire per competenze. Peraltro, un dirigente come prassi normale dovrebbe ascoltare un docente o un Ata per garantire il miglior funzionamento possibile della comunità educante.
La Flc-Cgil è il sindacato con più Rsu nella scuola: come hanno reagito a questa chiamata diretta?
Sono coscienti che dopo la farsa del bonus, adesso arriviamo a quella della chiamata diretta. Sono scelte che stanno producendo solo divisioni, rancore e rabbia nel personale della scuola. Il voto delle amministrative e due milioni di firme raccolte sui referendum confermano che il governo non ha alcun consenso perché è in perfetta continuità con le politiche dell’ex ministro Gelmini. Con spinte autoritarie e demagogiche inconciliabili con la funzione democratica della scuola pubblica.
Sono spinte che però poggiano su leggi approvate in Parlamento: il sindacato cosa farà ora?
Siamo pronti a contrastare in tutti I modi possibili la chiamata diretta che calpesta la dignità e i diritti dei docenti.
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