Gli esiti della mobilità della scuola primaria e dell’infanzia sono stati resi noti ma ancora non si sa che fine farà la chiamata diretta. Bocciata nel contratto di Governo M5S-Lega, ma ancora nessun provvedimento o intenzione di cancellazione. Nel frattempo il tempo stringe.
E’ vero, ancora il Ministro dell’Istruzione ha iniziato a lavorare da pochi giorni. Tuttavia, come segnala anche Italia Oggi, l’amministrazione non ha ancora convocato il tavolo negoziale per il rinnovo del contratto integrativo sulla chiamata diretta e, quindi, per conoscere termini e procedure bisognerà attendere l’esito delle trattative. Ma, come scritto in precedenza, il tempo gioca a sfavore, perché a settembre tutti i docenti dovranno avere la propria sede assegnata e se non si dà avvio alle trattative, il Ministero sarà costretto a reiterare la procedura della chiamata diretta per assegnare le sedi ai docenti. O forse no.
Tuttavia, si profilano 2 strade in merito al tema della chiamata diretta: la prima opzione è che l‘amministrazione convochi a breve i sindacati per rinnovare il contratto integrativo e poi proceda ad attivare relative procedure. La seconda ipotesi invece, potrebbe essere quella di lasciare tutto com’è e pensare l’emanazione di un’ordinanza specifica. Ma non è esclusa anche l’ipotesi delle assegnazioni d’ufficio, saltando di fatto la chiamata diretta, come previsto dalla stessa legge 107 e utilizzata in realtà diverse volte negli anni passati.
La chiamata diretta è senza dubbio uno degli aspetti più polemici della legge 107/2015, tanto che in realtà non ha riscontrato un grandissimo favore da parte di presidi lo scorso anno. Infatti, per i trasferimenti 2017 sono stati individuati meno del 30% dei circa 12mila insegnanti finiti negli ambiti territoriali (quindi, poco più di 3.300). Anche tra i docenti neo-immessi in ruolo la chiamata per competenze da parte del dirigente scolastico ha interessato meno della metà delle persone (12.976 docenti sui complessivi 27.388 assunti al 13 agosto).
Dati che confermano una disaffezione verso la chiamata diretta, magari dettata dal fatto che i presidi non hanno voluto “inimicarsi” gli insegnanti.
Il Governo, pertanto, è chiamato a prendere posizione decisa, dato che stiamo parlando di un sistema molto criticato dal mondo della scuola.
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