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Chiamata diretta, sarà il Collegio dei docenti a scegliere i requisiti

La chiamata diretta è destinata a notevoli modifiche. Ma come faranno i docenti titolari di ambito ad avere l’incarico triennale su una scuola?

L’intesa politica sulla mobilità 2017/2018 ha toccato anche la sfera della criticatissima chiamata diretta dei docenti titolari di ambito da parte dei dirigenti scolastici.

Si tratterà di un passaggio, fondato su principi di imparzialità e trasparenza, in modo da annullare la discrezionalità dirigenziale, basandosi su di una tabella nazionale di requisiti, che saranno pattuiti nel contratto della mobilità 2017/2018.

Quindi, appare evidente dall’intesa politica sottoscritta il 29 dicembre 2016, che la “Chiamata” dei docenti da ambito a scuola, non sarà lasciata alla discrezionalità del dirigente di turno, ma sarà predisposta sulla base di una vera e propria delibera del Collegio docenti.

In buona sostanza, il Collegio docenti dovrà decidere sulla base di una decina o poco più di requisiti stabiliti dal contratto della mobilità 2017/2018, quali sono più attinenti ai fabbisogni della scuola, in modo che il Dirigente scolastico dovrà chiamare il docente titolare di ambito più titolato per sottoporgli l’opportunità di un incarico triennale.

 

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Bisogna sapere che dopo l’accettazione dell’incarico triennale, ciò probabilmente verrà specificato anche nel contratto di mobilità in via di approvazione e varrà soltanto a partire dall’anno 2017/2018, con il docente che dovrebbe restare vincolato alla scuola in cui ha sottoscritto il contratto per tre anni scolastici.

Per quanto attiene i requisiti che dovrebbero essere valutabili, si parla di esperienze professionali specifiche, consolidate e certificabili.

Per capire meglio di ciò che stiamo parlando si potrebbe azzardare a fare l’esempio di qualche requisito che potrebbe essere oggetto del contratto: “una seconda laurea, un dottorato di ricerca, una specializzazione pluriennale universitaria, oppure l’esperienza professionale acquisita ad es. in almeno 3 anni di servizio in scuole collocate in aree a rischio e a forte processo immigratorio o nell’educazione degli adulti”.

Ovviamente questa nuova chiamata diretta, introdotta per rimediare alle criticità emerse con quella pensata nella legge 107/2015, andrebbe a contrastare i commi dal 79 al 82 della medesima legge.

A questo punto, la domanda che in molti addetti ai lavori si pongono è: “il governo Gentiloni modificherà con un’altra legge le norme della Buona Scuola modificate per via contrattuale?”.

Lucio Ficara

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