Mobilità, trasferimenti, ambiti territoriali, chiamata diretta, poteri dei dirigenti scolastici: tutti temi che stanno tenendo i docenti con il fiato sospeto.
La questione della chiamata diretta dagli ambiti territoriali sta entrando in una fase decisiva.
Il Ministero non si sbilancia, mentre i sindacati sono convinti che – alla fine – saranno loro ad avere la meglio.
In tutto questo la politica tace nel timore di aprire nuove polemiche e contrasti interni alla maggioranza di Governo, cosa di cui – in questo momento – non c’è davvero bisogno.
I tecnici del Miur sostengono che la legge è chiara e non è possibile derogare, i sindacati ribattono che se si sta derogando sulle modalità di trasferimento dei docenti in ruolo ante 2015, si possono benissimo fare anche altre eccezioni.
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Al Dipartimento della Funzione Pubblica, intanto, si stanno già preparando ad esaminare con cura l’ipotesi di contratto che sarà firmata nei prossimi giorni per capire se le violazioni alla legge 107 si possano accettare o se siano tali rendere impossibile la sottoscrizione definitiva dell’accordo.
La soluzione che i sindacati hanno in mente è apparentemente semplice: la questione della chiamata diretta dovrà essere affrontata con una sequenza contrattuale successiva al contratto stesso e con la quale dovranno essere definiti criteri oggettivi per le chiamate dagli amibiti.
L’idea di affidare ai dirigenti scolastici la responsabilità di effettuare le chiamate dagli ambiti tenendo conto delle esigenze delle scuole viene considerata inaccettabile da tutti i sindacati compresi quelli che hanno dirigenti fra i propri iscritti (praticamente tutti i sindacati rappresentativi ad eccezione della Gilda).
Difficile però che la strada della sequenza contrattuale possa portare da qualche parte perchè i tempi sono ormai strettissimi e a questo punto sarà davvero difficile che le operazioni di trasferimento possano essere avviate entro aprile, come sarebbe necessario.
E se anche la sequenza contrattuale si concludesse in tempi accettabili non c’è nessuna certezza che la Funzione Pubblica ne accetti i contenuti.
Insomma, l’entrata in vigore della chiamata diretta sembra ormai più una certezza che una possibilità.
I sindacati però ribadiscono che il loro mestiere si riassume in tre parole, “trattare, trattare, trattare” e che fino all’ultimo istante cercheranno di bloccare la chiamata diretta.
In tutto questo è scomparso dal dibattito un aspetto fondamentale: se anche non ci sarà la chiamata da parte dei dirigenti, è fuori discussione che la titolarità sulla scuola riguarderà una parte sempre più ridotta di insegnanti. E, quel che è peggio, ci si troverà di fronte ad un sistema a due o tre velocità con docenti titolari di sede, docenti titolari sull’ambito e regole per il trasferimento diverse a seconda delle modaità o dell’anno di assunzione.
Sistema che sembra prefigurare già ricorsi di ogni tipo.
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