La chiamata diretta non piace a tutti, anzi, proprio quest’anno non è piaciuta a molti.
Le assunzioni in ruolo, infatti, quest’anno sono state effettuate non tutte con la chiamata diretta ma, anche a causa delle proteste dei presidi su valutazione e stipendi, tramite chiamata d’ufficio da parte dell’USR, liberando così i dirigenti scolastici dal ruolo di “sceriffo”, simbolo della riforma La Buona Scuola.
Anche i presidi che hanno usufruito della chiamata diretta però, non sono sempre soddisfatti: “E’ un meccanismo che fa perdere tempo prezioso alla scuola, dichiara il Ds di un liceo di Cesena su Il Resto del Carlino, noi attraverso la chiamata diretta abbiamo assunto due docenti molto validi in base al loro curriculum che però essendo gli unici presenti in graduatoria su quelle discipline ci sarebbero comunque stati assegnati dal provveditorato con le nomine d’ufficio”.
Anche gli altri dirigenti del territorio, pur non contestando il meccanismo in sé, puntano l’attenzione sull’aspetto burocratico e sulla mole di lavoro che la chiamata diretta comporta, che spesso si va a sommare al resto delle operazioni propedeutiche all’inizio del nuovo anno scolastico.
Quindi, oltre alle proteste, portate avanti dall’ANP ad esempio, i principali ostacoli sembrano essere la mole di lavoro, che ha costretto molti Ds a stare a scuola anche la settimana sotto ferragosto, e in alcuni casi l’inutilità della chiamata diretta, dato che in alcuni ambiti territoriali le chiamate dirette coinciderebbero con le chiamate d’ufficio.
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