Tra i flop prevedibili degli scioperi della scuola e i timori dei partiti di maggioranza per le elezioni amministrative di giugno e di referendum del prossimo autunno, si gioca la delicatissima partita della sequenza contrattuale della chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici.
La domanda di moltissimi docenti che stanno in queste ore presentando la domanda di mobilità è: “Una volta avuta la titolarità su un ambito, come avverrà la chiamata dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, per conferire l’incarico triennale possibilmente rinnovabile?”.
Una domanda che a tutt’oggi non ha ancora una risposta, anche se nel comma 5 dell’art. 1 del CCNI mobilità era così scritto: ”Le procedure, le modalità e i criteri attuativi per l’assegnazione alle scuole dei docenti titolari di ambito saranno oggetto di apposita sequenza contrattuale, da adottarsi entro 30 giorni dalla stipula del CCNI sulla mobilità”.
I giorni passati sono oltre 50 ed ancora, Miur e sindacati non hanno trovato nessuna intesa. Eppure i sindacati hanno chiesto agli uffici politici del Miur un incontro per risolvere la posizione di stallo tra posizioni dell’Amministrazione, favorevole ad applicare la legge n. 107/2015, e i sindacati convinti di superare la norma con un miglioramento contrattuale che garantisca una chiamata dei docenti che si basi su criteri oggettivi.
L’imbarazzo della politica, soprattutto quella del partito democratico, è del tutto evidente. Accettare un incontro sul piano politico per risolvere la questione chiamata diretta, significherebbe sconfessare quanto finora affermato sulla applicazione pura e cruda della legge 107/2015.
Tuttavia tutti i sindacati hanno invitato l’amministrazione ad un atto di responsabilità e buon senso, per evitare il fallimento sul nascere della sequenza contrattuale che come è noto, inserita nel CCNI sulla mobilità, non comportava e non comporta l’accettazione della chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici.
Esiste comunque, ormai avviato e anche ben impostato, il tentativo di trovare una soluzione sul piano politico per quanto riguarda i criteri della chiamata diretta. Le difficoltà politiche che in questi giorni sta attraversando la maggioranza di governo, capace di polemizzare con associazioni come l’ANPI, potrebbe giocare un ruolo fondamentale in qualche concessione, per lo meno di transizione, sulla delicatissima questione della chiamata diretta.
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