In questi giorni si parla di una vera e propria crisi reputazionale per l’influencer e imprenditrice digitale Chiara Ferragni dopo il “Pandoro gate”: com’è noto la 36enne è stata dapprima multata per un totale di un milione di euro in merito alla vendita di pandori brandizzati per “pratica commerciale scorretta”.
Al momento Ferragni risulta indagata per truffa aggravata, come riporta Open, anche per le uova di Pasqua e la bambola con le sue sembianze. L’imprenditrice, dopo la multa, ha pubblicato un video sui social in cui ha parlato di errori di comunicazione. Ciò non è bastato a fermare una vera e propria fuga di followers e un vero e proprio crollo di immagine.
A difendere l’influencer Gian Mario Anselmi, italianista dell’università di Bologna, che già in passato aveva espresso approvazione nei suoi confronti: “Chiara Ferragni credo sia in buona fede. Della storia del pandoro ho letto sui giornali. Credo si risolverà. Come studioso delle forme narrative non sopporto gli snob, le puzze sotto al naso. Ferragni è stata abilissima a usare fin dall’inizio Instagram come strumento autobiografico e narrativo. I social non sono cattivi, dipende come li usi. Per il resto si vedrà. È il mio idolo. Mia figlia ha vinto, io ci sono andato al suo posto”, ha detto a Il Corriere della Sera.
“Mi diverte il corto circuito per cui io, professore di Rinascimento, erede di Carducci sulla cattedra di letteratura italiana, mi occupo di questo fenomeno. Al contrario di alcuni colleghi non sono un passatista, non odio i social e non li condanno. Attraverso il suo riferimento a Botticelli, in un selfie di qualche anno fa, ha rimesso in moto il meccanismo di una bellezza italiana che non c’entra nulla con quella tradizionale, ispirandosi alle ninfe dei quadri rinascimentali. La ragazza è tutt’altro che sciocca”, ha aggiunto a La Repubblica.
“È la dimostrazione vivente che quasi 30 milioni di followers si possono conquistare usando buona educazione e garbo. Si può avere successo sui social senza ricorrere all’ingiuria, all’offesa e alle volgarità. Non troverete mai una sua parola fuori posto, mai un insulto personale. Io credo che lei non abbia bisogno di ricorrere a mezzi subdoli, ma non commento la faccenda che ho letto soltanto sui giornali. Lei si immagina Chiara Ferragni che la notte trama truffe verso i consumatori? Io no. Poi c’è il tema della beneficenza: dove sono in Italia tutti questi grandi benefattori?”, ha concluso il docente.
Il docente, lo scorso aprile, ha incontrato la Ferragni e ha commentato: “Sono io ad essere stupito dello stupore di chi mi ha visto con Chiara Ferragni. Lì avrebbero dovuto esserci altri docenti, non solo io. Non capisco questo snobismo verso la cultura pop. Apprezzo da sempre Chiara e il suo lavoro sui social. Ho vinto il concorso e potevo non andare o lasciare il posto a qualcuno facendo lo snob. Invece siccome sono un ammiratore di Chiara Ferragni, al di là della bellezza ovvio, per come è diventata una grande imprenditrice e per come sa utilizzare genialmente Instagram in Italia, ci sono andato molto volentieri. La seguo con tanto interesse da anni, quindi perché no?”
Anselmi ha raccontato il suo incontro e cosa ha detto all’imprenditrice: “È stata contenta di parlare con un professore, io mi sono complimentato con lei per quello che grazie alla sua influenza sta facendo per la cultura. Per i musei e alcuni monumenti ha fatto delle stories che hanno avuto grandi esiti, ha valorizzato che certi giovani neppure conoscevano come gli Uffizi, ma lei non è stata solo lì”.
E mentre era in fila per accedere all’evento ha avuto modo di parlare con i giovani in fila: “Ho trovato una varia umanità genuina, interessante e spontanea. Non sono affatto delle teste non pensanti, pensarlo è un pregiudizio da intellettuali snob. Ho parlato sono persone carine e simpatiche, con la testa sulle spalle. Il mondo universitario prende sotto gamba, usiamo questo eufemismo, questi fenomeni. Noi abbiamo il dovere come insegnanti di capirli, se no come cominciamo a dialogare con questi ragazzi? Poi arriveranno anche Dante e Machiavelli, ma intanto partiamo dal loro mondo. Alla fine della nostra chiacchierata le ho portato i saluti della nostra università: abbiamo dato lauree honoris causa un po’ a tutti, non dico che dobbiamo darne una anche a lei, ma mi sembrava giusto il saluto”.
Alle critiche il docente risponde: “È singolare che mi abbiano visto lì come se avessero visto un marziano. Certo, ero atipico in quel contesto, ma ero mosso dalla curiosità. I latini usavano la parola ‘curiositas’ che è diversa dalla semplice ‘curiosità’, ma significa ‘voglia di capire a fondo le cose che ci sono intorno’: non un ritrarsene, ma capirle. Se sto nel mio studio a leggere e scrivere i libri non è che la realtà la capisco attraverso quello, ogni tanto devo anche entrarci dentro in questo mondo, specialmente un anziano come me, il pericolo è isolarsi da tutto”.
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