Chi è Mario Draghi? La personalità a cui il presidente Sergio Matterella ha affidato il compito di formare (se ci riesce) il nuovo Governo? Senza dubbio, lo diceva il senatore Bruno Tabacci memoria politica degli ultimi 30 anni, è l’italiano più noto e probabilmente più stimato oggi nel mondo, colui che negli ultimi trent’anni ha avuto un ruolo fondamentale nel determinare la politica economica e finanziaria dapprima dell’Italia, come governatore della Banca d’Italia, e poi dell’Europa, come presidente della BCE, tanto che è stato celebrato come il salvatore dell’euro, a causa della grande crisi del debito sovrano, che a partire dal 2010 aveva messo a rischio la moneta unica europea.
Socialista liberale, come si è autodefinito, Barack Obama, il già presidente dell’Usa, quando i suoi consiglieri economici avevano un problema diceva loro: “chiedere a Mario”, per sottolineare ancora la stima che quest’uomo, 74 anni, romano, riscuote nel mondo e non solo finanziario.
Nell’ottobre del 2019, è stato indicato dai giornali e da molti politici come possibile candidato a numerose cariche importanti nelle istituzioni italiane, da successore di Mattarella alla presidenza della Repubblica, quando il mandato di quest’ultimo scadrà nel 2022, a ministro dell’Economia e infine a presidente del Consiglio, carica che gli è stata conferita, ma col dubbio che possa riuscirci.
Figlio d’arte (il padre era un dirigente della Banca d’Italia), ha una laurea in Economia conseguita nel 1970 all’Università La Sapienza di Roma, dove ebbe come docente Federico Caffè.
Trasferitosi negli Stati Uniti, frequentò il Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove nel 1977 ottenne un dottorato sotto la supervisione di Franco Modigliani e Robert Solow, entrambi premi Nobel.
Dopo alcuni anni di insegnamento in varie università italiane, nel 1982 fu chiamato come consigliere del ministro del Tesoro Giovanni Goria, che divenne poi presidente del Consiglio, e si trovò vicino dell’allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, e dei futuri commissari europei e presidenti del Consiglio Romano Prodi e Mario Monti.
Direttore generale del Ministero del Tesoro, quando Guido Carli era ministro del Tesoro e Giulio Andreotti presidente del Consiglio, nel 1991 fu nominato direttore generale del Tesoro, promuovendo manovre di rigore per la riduzione del debito pubblico al fine di consentire l’ingresso dell’Italia nell’euro. Anche per queste manovre oggi sarebbe osteggiato.
Direttore generale del Tesoro per dieci anni, nel gennaio del 2002 passò nel settore privato, ma nel 2005 (Ciampi presidente della Repubblica) fu nominato Governatore della Banca d’Italia, a seguito delle dimissioni di Antonio Fazio, coinvolto in uno scandalo finanziario. Con lui però la carica passò a tempo, soltanto sei anni non rinnovabili.
Si deve a lui, e per questo fatto certi schieramenti politici mugugnano, l’acquisto di Banca Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena nel 2008.
Nel novembre del 2011 fu nominato Presidente della Banca centrale europea e da subito dovette fronteggiare la crisi finanziaria che dagli Usa era arrivata in Europa con una grave recessione dalla quale in Italia se ne uscì con la caduta del governo Berlusconi e la creazione di un governo tecnico a guida Carlo Monti.
E qui si innesca un presunto giallo, non digerito da alcuni politici. Al G20 del 2011 funzionari europei avrebbero chiesto agli Stati Uniti di aderire a un “complotto” per far cadere l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Draghi però non sarebbe stato coinvolto.
Nel 2012, mentre l’Europa tremava per le crisi che la stavano investendo, Draghi pronunciò il discorso ritenuto il più importante della sua carriera e uno dei più importanti della storia recente dell’Europa: “All’interno del nostro mandato, la BCE è pronta a fare tutto quel che è necessario per preservare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza”. Fu lui ad avviare un piano di rifinanziamento delle banche europee e acquisto di titoli di stato dalle banche, passato col termine di Quantitative Easing”.
Terminato il suo mandato, il 31 ottobre del 2019, di Draghi si è iniziato a parlare come possibile candidato alla presidenza della Repubblica e per questo obiettivo, dicono osservatori maligni, avrebbe preferito non avere questo incarico da Matterella.
Interessante ciò che ha detto al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini: bisogna investire nella scuola, nell’istruzione, nella formazione dei giovani, il “debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre”.
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