E’ convocato in data 28 gennaio un nuovo incontro Miur-Sindacati per affrontare la kafkiana vicenda delle 5200 posizioni economiche Ata rimaste senza remunerazione.
Circa 5.200 lavoratori della scuola hanno svolto le attività aggiuntive, come tutti gli altri colleghi, e non hanno ancora ricevuto il pagamento di quanto concordato fra Aran e Sindacati il 7 agosto scorso, attendono cioè il pagamento riguardante gli anni scolastici 2011/2012, 2012/2013 e del 2013/2014.
La situazione è diventata insostenibile, se si considera che lo stipendio medio degli Ata è di circa 1.100 euro, e per il perdurare del blocco degli scatti da diversi anni, il potere di acquisto del salario si è veramente eroso fino a raggiungere livelli di sussistenza.
In tutti questi anni scolastici ed anche in quello corrente le prestazioni aggiuntive sono state regolarmente svolte. Sono stati garantiti servizi indispensabili per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, come la cura degli alunni con handicap, la sostituzione dei direttori amministrative e tante altre… Il lavoro è stato svolto con efficienza, efficacia e con il desiderio di voler far funzionare una scuola che è sempre più in difficoltà a seguito dei tagli continui, delle risorse umane ed economiche cui è stata sottoposta.
La logica nichilista portata avanti dal Miur fino ad oggi è stata “Chi ha avuto, ha avuto E chi ha dato ha dato”. Un’interpretazione insostenibile sia umanamente sia giuridicamente.
Anche i sindacati, finalmente uniti, si sono schierati contro questo nuovo blocco ingiusto del salario dei 5200 lavoratori Ata, blocco che ha creato anche notevoli disagi e discriminazioni.
In questo periodo si parla tanto di “Buona Scuola”, anche il Presidente del Consiglio nel documento ha scritto che sono stati tagliati i fondi delle istituzioni scolastiche per pagare tutte le posizioni economiche.
I 5.200 lavoratori attendono ancora e si sentono beffati per una questione burocratica che li ha esclusi dai precedenti conteggi. Non si possono cambiare continuamente le regole in “corso d’opera” e soprattutto il compenso per il lavoro svolto deve essere liquidato a tutti gli aventi diritto, non sono sostenibili altre discriminazioni tra i lavoratori.
Nella speranza che nella prossima riunione possa prevalere una visione pragmatica della questione, chiediamo al Miur quanto segue:
• Che siano recuperati i fondi per pagare le altre 5.200 posizioni economiche, questa volta senza escludere nessuno. Soprattutto perché le risorse erano già state accantonate quando sono stati banditi i concorsi, perché si riferivano ai risparmi derivanti dalle surroghe del personale cessato andato in pensione;
• La riattivazione delle P.E. dal 1° gennaio 2015 sul cedolino di tutti gli aventi diritto, in quanto non si può chiedere ai lavoratori di eseguire le prestazioni aggiuntive senza corrispondere il relativo compenso.
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