Dopo la rapida discussione in Commissione Lavoro, lunedì approda in aula alla Camera il decreto sugli automatismi stipendiali del personale scolastico. Silvia Chimienti, relatrice di minoranza del provvedimento, espone la linea del Movimento 5 Stelle. “Il decreto è il tentativo messo in atto dal Governo per rimediare in extremis alla surreale vicenda del prelievo forzoso d’inizio gennaio. Si vuole impedire l’assurda e retroattiva retrocessione alla classe stipendiale precedente per i 52.000 soggetti che siano passati durante il 2013 a una classe superiore nel periodo tra il 1 gennaio 2013, data di scadenza del Dl 78/2010 e il 9 novembre 2013, giorno dell’approvazione del DPR 122 che ne prorogava gli effetti.
Risolvere il problema dell’annualità 2012 può essere un punto di partenza, ma non è sufficiente. Alla base, restano infatti una serie di nodi irrisolti che il decreto non affronta – dichiara la deputata. Innanzitutto dobbiamo partire dal considerare la specificità del comparto scuola rispetto a tutti gli altri settori della PA: il personale scolastico è diminuito tra il 2007 e il 2012 del 10,9%, una percentuale quasi doppia della media del pubblico impiego, che nello stesso periodo ha visto una contrazione del 5,6%.
Ciò è in gran parte conseguenza dei tagli Gelmini-Tremonti, ma un altro elemento di specificità della scuola sta nel fatto che il 30% di quei tagli avrebbe dovuto essere reinvestito proprio nelle progressioni di carriera di docenti e ATA. Ciò non è mai avvenuto.
Alla luce di ciò, Il M5S chiede al Governo di stanziare l’intera somma necessaria per lo sblocco del 2012, che ammonta a 370 milioni, senza demandare alla sessione negoziale il reperimento delle risorse mancanti, che sicuramente verranno prelevate dal MOF. Resta poi il nodo dell’annualità 2013, che resta a tutti gli effetti bloccata. Occorrono altri 350 milioni per sbloccarla, evitando quanto meno il tracollo del potere di acquisto degli stipendi del personale scolastico.
Sbloccare il 2012 ma dimenticarsi del 2013 significa semplicemente non tenere conto della complessa realtà economica odierna e del fatto che il criterio dell’anzianità è rimasto di fatto l’unico strumento per difendere il potere d’acquisto dei salari del personale scolastico, già tra i più bassi d’Europa. Il M5S ha proposto emendamenti con lo stanziamento di risorse aggiuntive reperite dalla tassazione delle rendite finanziarie per sbloccare entrambe le annualità.
Anche per quanto concerne le posizioni economiche del personale ATA, lo schema proposto dal Governo è il medesimo: vengono sì stanziati 38,87 milioni di euro per il sacrosanto riconoscimento di un emolumento stipendiale a favore di chi abbia acquisito le posizioni economiche, ma per la copertura si fa ricorso al Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa. Il solito gioco delle tre carte a cui il M5S si oppone fermamente. Anche in questo caso si chiede dunque lo stanziamento di risorse aggiuntive, senza gravare per l’ennesima volta sulla scuola. Il M5S chiede inoltre che al personale precario vengano riconosciute le progressioni di carriera, esattamente come avviene, o meglio dovrebbe avvenire, per i colleghi di ruolo. Infine, tramite un apposito emendamento, il M5S chiede che vengano nuovamente riconosciute in busta paga le ferie non fruite del personale precario, in attesa della calendarizzazione della proposta di legge in merito.