“Alla Camera il Ddl è passato. Ma al Senato sarà il Vietnam”.
Così promette Silvia Chimienti, parlamentare 5 stelle, che riassume sinteticamente il travagliato iter che ha portato all’approvazione finale dello sciagurato progetto sulla Buona scuola: “Questi giorni sono stati pesanti, lunghissimi, massacranti. Una maratona: si lavorava dalle 9 a mezzanotte, senza interruzioni, senza mangiare, nella stanchezza e nella confusione. Si perdeva la lucidità per star dietro ai diktat di Renzi: approvare il ddl in data certa il 20 maggio. Ci hanno concesso un’ora e 17 minuti in totale per parlare in Aula sull’intero provvedimento. Tempi contingentati che sono finiti ben presto e che ci sforzavamo di centellinare per poter intervenire su tutti gli articoli.”
In sostanza le strategie per mettere a tacere le voci di dissenso sono state palesi. E in Parlamento è misconosciuta la voce degli elettori: “Il primo partito italiano, il M5S, con il suo 25% di voti del 2013 e oltre 90 deputati ha avuto poco più di un’ora di tempo per dire la sua in Parlamento nella discussione della riforma della scuola.”
E così è accaduto anche che nella stanchezza e nella confusione generale il PD ha approvato l’emendamento Malpezzi che destina 8 milioni di euro all’INVALSI.
In sintesi l’eventuale ritiro di questa mostruosa pseudo riforma della scuola sembra essere in mano ai grillini, l’unica voce autorevole di dissenso. Che, ad esempio, si sono astenuti, racconta la Chimienti, da altri emendamenti vergognosi a firma Gelmini chiedevano assunzione solo dei TFA (discriminazione dei PAS) solo I ciclo (discriminazione della discriminazione perché c’è già stato un II ciclo).
Un altro chiedeva addirittura assunzione solo di abilitati TFA I ciclo con 36 mesi di servizio al momento del conseguimento del titolo nel 2013 (cioè praticamente nessuno).
Non dimentichiamo che un ruolo importante avranno le elezioni regionali del 31 maggio, dove tutti gli operatori della scuola potranno dare un segno chiaro di dissenso, non votando il PD. Una eventuale sconfitta elettorale farà recedere Renzi dalla sua folle proposta?
Certo è che il M5S, come ha ben detto Luigi Di Maio, ha perso una battaglia, ma non la guerra. Al Senato se ne vedranno delle belle.
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