“Lavorare meno, lavorare tutti”, urlava negli anni ’70 Gianni U. operaio ventiquattrenne, lanciando quello che poi è diventato il motto di una società solidale in cui gli individui si sostengono e si aiutano tra loro.
Un modello solidale che, evidentemente, non piace al Ministro Giannini avendo ultimamente dichiarato più volte di voler portare l’orario settimanale degli insegnanti dalle 18 ore attuali a 24, avvalendosi dei docenti già in ruolo.
A queste dichiarazioni si aggiunge l’annuncio del sottosegretario Reggi, comparso sul quotidiano Repubblica oggi, in cui si annuncia una imminente legge delega che conterrà un nuovo contratto di lavoro: un raddoppio di monte ore per tutti i docenti, 36 a settimana, e aumenti di stipendio per chi si prende responsabilità e offre competenze specifiche.
“Tale misura, se messa in atto, comporterebbe un danno gravissimo per tutto il personale precario che attualmente sopravvive grazie a spezzoni di orario e supplenze brevi non coperte dai docenti in ruolo” afferma la deputata del M5S Silvia Chimienti che proprio oggi ha depositato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda.
“Non dimentichiamoci che i docenti in ruolo stanno già lavorando per un numero di ore maggiore a quello contrattuale, così come ben spiegato nel rapporto OCSE-TALIS. Oggi è doveroso, invece, attuare anche nella scuola un modello di società solidale, coinvolgendo le categorie di lavoratori occupate in sinergia con quelle del precariato perpetuo”, continua Chimienti.
“Di questo passo si aggraverà ulteriormente la piaga del precariato. Noi del M5S ci opporremo fermamente alle 36 ore settimanali per i docenti di ruolo e proporremo, al contrario, di affidare l’eventuale monte ore eccedente a chi attualmente non lavora o è precario.
Vogliamo che venga attuato immediatamente un progetto di inserimento occupazionale per gli insegnanti precari presenti da anni in graduatoria. Troviamo inaccettabili le parole del sottosegretario Reggi che ha affermato che la scuola non sarà più un ammortizzatore sociale. Il sottosegretario dimentica di citare gli stipendi più bassi d’Europa, l’età media dei docenti più alta dell’area OCSE e la letterale condizione di disperazione dei circa 150mila docenti precari a cui sono stati negati tutti i diritti, dagli scatti stipendiali alle ferie” conclude Chimienti.
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