Un “Suq dell’istruzione”, secondo l’Associazione dei docenti, un paniere con le più disparate richieste, che danno l’idea che nessun partito in questo Paese ha elaborato una politica seria sulla scuola. Anzi, “non c’è un’idea di scuola”. E l’Adi non sembra avere torto.
Ecco l’ADi cosa ne pensa.
1) Il paradosso di questo decreto legge: in epoca di carestia ha tutti i caratteri dello spreco.
2) Il “diritto allo studio” diventa una semplice e modesta elargizione o integrazione di fondi;
la tutela della salute non è nient’altro che pubblicità per il “consumo equo o solidale”;
il potenziamento dell’offerta formativa si trasforma in progetti a concorso e in un ulteriore carico di un’ora di geografia nei tecnici e professionali oberati di materie teoriche e privi di apprendimenti tecnico-pratici;
l’apertura pomeridiana delle scuole e la prevenzione della dispersione si riduce alla riscoperta del vecchio doposcuola, in particolare nella primaria, con l’aiuto di volontari;
l’orientamento viene risolto con una massiccia campagna di propaganda a cui saranno costretti migliaia di docenti colpevoli di essere poco informati sul mercato del lavoro e delle professioni;
il problema del dimensionamento delle scuole si riduce e consegnare il dossier alla conferenza Stato Regioni, senza alcuna garanzia;
al fallimento della selezione dei dirigenti scolastici si risponde consegnando l’intera partita alla Scuola Nazionale dell’amministrazione, riducendo inevitabilmente la funzione di direzione di una scuola a una pratica burocratica, e il preside a un amministratore delegato dallo Stato;
la formazione in servizio degli insegnanti viene concepita come una campagna di mobilitazione, predisposta dal…ministero!
Tutto questo agitarsi del decreto serve forse a confondere le acque per l’ennesima immissione in ruolo dei precari, senza nessun ripensamento circa le modalità di reclutamento insieme a forme rigorose di selezione all’accesso (basti vedere come si procede con i PAS).