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Chiude il Museo della fiducia e del dialogo, dedicato alle vittime del Mediterraneo a Lampedusa

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Unico al mondo nel suo genere, a sette anni dalla sua inaugurazione, chiude il Museo dedicato alle vittime del Mediterraneo a Lampedusa, che venne aperto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che all’epoca si era espresso dicendo Sono qui a Lampedusa per inaugurare questo museo perché la cultura unisce i popoli e rappresenta uno strumento di incontro decisivo.

A gestirlo, il Comitato 3 ottobre, che garantiva anche l’accesso gratuito anche al Museo Archeologico delle Pelagie.

L’allora Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca aveva sottoscritto con il Comune di Lampedusa e Linosa e con il Comitato 3 ottobre un Protocollo di intesa per l’istituzione di una sezione speciale all’interno del Museo della Fiducia e del Dialogo. Il documento era stato firmato nei locali del Comune di Lampedusa e Linosa, naturale prosecuzione del progetto biennale “L’Europa inizia a Lampedusa” organizzato dal MIUR in collaborazione con il Comitato 3 ottobre, tramite il Ministero dell’Interno. Il progetto aveva preso il via e portato sull’isola oltre 200 studenti italiani e provenienti dai Paesi dell’Unione Europea per confrontarsi e discutere sui temi dell’integrazione.

Nella visione del Museo del Comitato 3 ottobre c’era l’avvio di una progettualità per l’intero anno scolastico, con l’intento di raccogliere e selezionare le opere che saranno prodotte per il Museo della Fiducia e del Dialogo da studenti di tutta Europa. Tra le finalità del Protocollo gli obiettivi del MIUR, che mirava a innovare il sistema educativo per affermare, a livello europeo, il ruolo centrale assunto dall’istruzione nei processi di crescita e modernizzazione sociale

Lo Spazio espositivo

Lo spazio espositivo è stato dedicato alle vittime del Mediterraneo e ha ospitato anche opere d’arte, ha esposto testimonianze dirette dal valore umano inestimabile, come per esempio i disegni di Adal, un ragazzino che ha narrato le torture subite in Eritrea e proprio questi documenti sono stati considerati una prova acquisita dalle Nazioni Unite contro la dittatura africana.

Inoltre, Il Museo ha ospitato anche una “stanza del naufragio”, che ha proposto ai visitatori un itinerario multimediale fatto di immagini e suoni, per far vivere in prima persona le esperienze della traversata in mare, e ha raccolto una ricca collezione di più reperti storici forniti dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, che hanno voluto così ricordare i tanti profughi causati dalla Seconda Guerra Mondiale in Italia, le cui sofferenze vogliono essere una testimonianza storica, che li avvicina a tutti coloro che nel mondo fuggono per cercare una terra più sicura.

Le attività del Museo

In questi sette anni, il Comitato 3 ottobre ha organizzato mostre permanenti, visite guidate, corsi di formazione per gli studenti e studentesse lampedusane. Sono stati registrati oltre 75.000 ingressi, e il Museo è stato visitato dalle più alte cariche dello Stato italiano ed europee oltre a delegazioni di diverse Commissioni dell’Unione Europa. E a questo nutrito gruppo di visitatori, si sono aggiunte negli anni le persone sopravvissute ai naufragi, i familiari di chi ha perso la vita nel Mediterraneo, oltre a giornalisti italiani ed internazionali, studentesse e studenti europei e turisti presenti sull’isola.

La chiusura

Il Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento ha bandito una manifestazione di interesse, ma il nuovo ente gestore non ritiene utile proseguire in tal senso. Dice infatti Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre: prendo atto che, nonostante gli sforzi e il lavoro fatto, non ci sia stata e non ci sia la volontà di continuare ad avere a Lampedusa un Museo dedicato alle migrazioni. Dal nuovo Ente gestore ci è stata fatta una proposta di convenzione a titolo oneroso per noi irricevibile: 10.000 euro all’anno per solo due stanze di circa 50 mq in totale, con il vincolo di dover concordare il tipo di installazioni.

Agrigento capitale della cultura 2025

La chiusura dello spazio espositivo, testimone unico per le generazioni dei più giovani, di eventi che non si devono dimenticare della storia contemporanea, avviene proprio nel momento in cui è stata annunciato che nel 2025 Agrigento (e Lampedusa di conseguenza) sarà la Capitale Italiana della Cultura. La città vincitrice riceverà un contributo statale di un milione di euro e potrà mettere in mostra, per il periodo di un anno, i propri caratteri originali e i fattori che ne determinano lo sviluppo culturale, inteso come motore di crescita dell’intera comunità. Nel dossier di candidatura, inoltre, il tema dell’accoglienza e del dialogo sono stati punti cardine, dove Lampedusa ha rappresentato uno dei fattori differenziali più significativi.