”Il costo sociale sarebbe ben più alto dei presunti benefici economici ricavati: le scuole paritarie, infatti non solo garantiscono un’occupazione significativa ma rappresentano un’opzione altrettanto importante per numerosi studenti e le loro famiglie, che non intacca in alcun modo la qualità della scuola pubblica. In un periodo di crisi generalizzata, imporre anche l’Imu ad istituti già in forte perdita potrebbe equivalere o alla loro definitiva chiusura, o a un aumento spropositato dei costi d’iscrizione, pesando ancor più sulle famiglie italiane”.
”Per questo mi auguro che il buon senso prevalga sulla demagogia e sul populismo, ricordando l’importanza nella società italiana del terzo settore e i benefici derivanti dal consolidamento e dall’esperienza di istituti da tempo presenti sul territorio, dei quali andare fieri e che non vanno demonizzati”.
”Il criterio discriminante per il pagamento dell’Imu dovrebbe essere la produzione di utili – conclude De Leonardis – altrimenti si tratterebbe di una imposizione insostenibile, che determinerebbe inevitabilmente il riversarsi sulla scuola pubblica degli insegnanti e del personale espulso, con un fin troppo prevedibile aumento dei disagi e delle disparità nelle attuali graduatorie”.
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