Intervenuta questa mattina Radio anch’io, la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina ha fatto il punto della situazione attuale riguardo la scuola:
“I dati dei contagi li hanno le Asl che comunicano tutte le settimane all’Istituto Superiore di Sanità che a sua volta, una volta la settimana pubblica un rapporto complessivo in cui ci sono anche le analisi sulla situazione scolastica. L’ultima volta ci ha riferito che nelle scuole ci sono il 3,5% di focolai rispetto a tutto il Paese, quindi sono dati molto buoni anche a confronto agli altri Paesi europei”.
“Come ministero dell’istruzione li abbiamo chiesti e siamo in attesa di riceverli, i dati dei tamponi effettuati e la percentuale di positività in modo da avere dei dati in più. Gli unici che possono fornirceli sono le Asl, ci sono dei dirigenti che mi hanno scritto “avevo un positivo in classe, gli studenti sono andati in classe perchè non sapevamo fosse positivo, quando i tamponi sono stati fatti, ci siamo resi conto che il protocollo ha funzionato perchè gli altri bambini della classe non si sono contagiati”. Se noi avessimo questi dati delle Asl riusciremmo a capire meglio. Le Asl sono in affanno in questo momento, però il tracciamento per le scuole è fondamentale. Noi li chiediamo all’ISS perchè i dati le Asl li danno all’ISS”.
“Inizialmente avevamo posto delle domande ai dirigenti scolastici rispetto alle conoscenze che avevano loro sui positivi delle scuole fino a quando i tracciamenti sono stati fatti, avevamo dei numeri molto confortanti, dopodichè a causa delle Asl che sono in affanno non lo abbiamo più chiesto perchè non avrebbe avuto più senso”.
Prospettive? “Posso dire che gran parte della comunità scientifica ha affermato che i rischi nella scuola sono minimi e calcolati grazie al lavoro che è stato fatto quest’estate dalla comunità scolastica. Immaginate la giornata di uno studente. La mattina a scuola ci sono delle regole molto rigide. Quest’estate lavoravamo per il metro di distanza, gli igienizzanti, le mascherine, i banchi, gli insegnanti in più. Questo sistema ha fatto sì che lo studente stia in un luogo molto protetto in cui le regole vengono rispettate. Fuori dalla scuola questo non so quanto sia avvenuto…”
I trasporti? “Da metà agosto abbiamo chiesto test rapidi, adesso so che il commissario Arcuri ne ha comprati 13 milioni. È importante fare test rapidi nelle scuole, velocizzare le procedure, questo significa evitare di mandare in quarantena intere classi. La scuola è un formidabile strumento di tracciamento. Rallenta il fatto che si deve stabilire chi deve fare questi test rapidi agli studenti, come vanno fatti. C’è un protocollo che era stato fatto dall’ISS insieme al ministero dell’istruzione, della salute, all’Inail a metà agosto, però quel protocollo quando ha funzionato andava bene, adesso che le Asl sono in affanno è un problema. Però se riuscissimo a fare test rapidi nelle scuole, so che a Lodi lo stanno facendo, questo favorisce tutto, si scoprono gli eventuali asintomatici, che se non li scoprissimo a scuola fuori non li scoprirebbe nessuno. Chiedo i test rapidi da metà agosto perchè sono fondamentali. Non bisogna pensare alla scuola come un problema”.
“Oggi rispetto a marzo la situazione è diversa, la scuola all’interno si è molto preparata. Si deve pensare ai rischi derivanti dalla chiusura delle scuole, rischiamo un disastro dal punto di vista psicologico, dello sviluppo formativo, sociologico, educativo di un bambino. Un bambino che in Campania o in altre Regioni deve imparare a leggere e scrivere non può farlo semplicemente da dietro uno schermo. Dobbiamo essere prudenti perchè viviamo all’interno di una pandemia ma ricordiamoci che i ragazzi hanno diritto a un pezzo di normalità della loro vita e di essere stimolati”.
“Credo che compatibilmente con la situazione epidemiologica, dobbiamo provare a tenere aperte le scuole. Anche laddove ci fossero ulteriori restrizioni, più si limitano le attività fuori dalla scuola più si abbassa il rischio dentro la scuola perchè dentro la scuola le regole ci sono. Guai a pensare che la scuola non sia un’attività produttiva. La scuola è la principessa delle attività produttive. Senza formazione questo Paese non ha futuro e noi non possiamo accumulare dispersione scolastica soprattutto in alcune Regioni del sud Italia dove la dispersione scolastica c’era in tempi di pace, oggi siamo in tempi di guerra e si accumula ancora di più. Un bambino campano in questo momento, a causa di un regionalismo delle disuguaglianze, non ha lo stesso diritto di andare a scuola di un bambino lombardo o veneto”.
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