L’incubo che ritorna, lì dove tutto era cominciato. Marzo 2020, a Codogno, in Lombardia, si registra il primo caso di Covid in Italia, dopo che il virus si era diffuso in Cina e poi nel resto del mondo. Da lì in poi il nostro Paese non sarà più lo stesso e piangerà per quasi due anni decine di migliaia di morti. Se da un lato negli ultimi mesi si sono somministrate migliaia di dosi di vaccino, dall’altra c’è da sottolineare il veemente ritorno del Covid nelle ultime settimane (+40% nell’ultima), complice anche il clima invernale e le temperature rigide. E così si torna purtroppo a respirare il clima dello scorso inverno con ospedali affollati e misure restrittive da osservare rigidamente.
E proprio nel Comune dove tutto era iniziato, Codogno, la preside dell’istituto comprensivo, ha deciso di chiudere tutti i 7 plessi tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Colpa dell’aumento dei positivi, quasi tutti casi asintomatici. Una scelta precauzionale per evitare contagi e sperando che le vacanze natalizie possano abbassare il numero. Tutti in Dad dunque per due giorni e ritorno in classe il 10 gennaio. Col parere favorevole del Comune. Proprio a Codogno dove tutto era cominciato ventuno mesi fa. Segno che la lotta al Covid è tutt’altro che terminata e servirà ancora l’impegno di tutti.
Stessi criteri di chiusura sono stati adottati anche in altri due Comuni italiani. Si tratta di Anzio, in provincia di Roma e Imperia.