A distanza di 24 ore dai nostri primi commenti “a caldo” a proposito del “caso Raimo” (il professore romano sospeso per tre mesi dall’insegnamento per aver espresso critiche pesanti nei confronti del ministro Valditara) possiamo dire che le nostre previsioni si stanno rivelando attendibili.
Avevamo scritto che la decisione della Amministrazione Scolastica si sarebbe potuta trasformare in un vero e proprio boomerang nei confronti del Ministro e questo è esattamente ciò che sta capitando.
Intanto va detto che giovedì 7 aveva già preso avvio una campagna per sostenere il professor Raimo che, a seguito della sospensione dal servizio, si vedrà decurtare lo stipendio di un buon 50%.
Obiettivo dichiarato della raccolta fondi era quello di arrivare ad almeno 5mila euro, ma in questo momento (siamo alle ore 22 dell’8 novembre) a sostegno di Raimo sono intervenute più di 600 persone che hanno messo insieme poco una cifra superiore a 17mila euro: ci sono versamenti di una decina di euro ma si segnalano anche persone che hanno contribuito in modo più significativo, fino a 500 euro.
Insomma, la solidarietà nei confronti di Raimo non si ferma alle parole ma si concretizza anche in atti concreti.
Nella mattinata di venerdì 8 l’europarlamentare Silvia Sardone (Lega) ha commentato la vicenda affermando che, visto il precedente di Ilaria Salis, non ci sarebbe da stupirsi se in una prossima occasione Christian Raimo venisse candidato addirittura a fare il capo del Governo.
Battuta ovviamente paradossale ma che, forse, nasconde anche il timore della maggioranza di Governo (e della Lega in particolare) che il professore romano possa raccogliere non solo simpatie e solidarietà ma anche voti e consenso elettorale (ed è questo che ovviamente preoccupa le forze di Governo).
Per parte sua Raimo ha incassato nelle ultime ore anche la solidarietà di un nutrito gruppo di colleghi della sua scuola che in una lettera inviata anche al ministro Valditara scrivono: “La sospensione di ben tre mesi dal lavoro con cui si punisce il prof. Raimo (concedendogli un umiliante ‘assegno alimentare’) per aver espresso, in un ambito extrascolastico e con termini coloriti e metaforici da intellettuale, il suo giudizio sul ministro Valditara, è la prova di un sistema punitivo che, per primo, non rispetta le istituzioni. L’istituzione che reprime e punisce chi esprime il proprio pensiero se questo non è allineato, è un’istituzione che non cresce ed educa cittadini liberi, ma alleva sudditi”.
“Se i termini usati dal prof. Raimo siano stati lesivi e offensivi – aggiungono – si sarebbe potuto giudicare nei termini di una querela per diffamazione sporta dal diretto interessato, invece l’Ufficio scolastico ha scelto il repressivo strumento del provvedimento disciplinare senza ‘se’ e senza ‘ma’ che sfrutta la superiorità gerarchica”.
Concludono i colleghi del professore romano: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione: così recita l’art. 21 della Costituzione italiana. In seguito al provvedimento disciplinare che sospende il prof. Christian Raimo colpevole di ‘comportamento in grave contrasto sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo con gli obblighi sanciti dal codice di comportamento dei pubblici dipendenti’, appare evidente che il pronome ‘tutti’ vada limitato a chi non ricopra il ruolo di docente. Tutti, tranne un docente”.
Il boomerang lanciato dal Ministero contro il professore romano ha già iniziato il percorso di ritorno e potrebbe davvero procurare qualche livido sia al Ministro sia alla maggioranza di Governo.
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