Basta con l’abbinamento sessista e stereotipico “azzurro-maschietto” e “rosa-femminuccia”: un verde comune ai due (o più) sessi. La cosa buffa è che a non farsi problemi per l’associazione cromatica sono proprio i destinatari di questa epocale misura: i bambini stessi. Oggi come ieri vedo bimbi portare l’azzurro e bimbe portare il rosa senza indignarsi minimamente.
D’ora in poi quando in famiglia nascerà un(‘)erede appenderemo un fiocco verde?
E poi e poi e poi… siamo sicuri che il verde sia rigorosamente politically correct? Ho i miei dubbi.
Sì, perché il verde è il colore di un certo qual partito. Vogliamo allora sostenere che scolari e scolare in verde veicolerebbero la propaganda per quel partito? E allora perché non il rosso?
No, perché anche il rosso è il colore di un partito e quindi ci risaremmo punto a capo. E che dire del nero? Ah, no: è il colore del disciolto partito fascista, quindi scolaretti in nero potrebbero esser considerati niente meno che fascisti!
Ricordo che ai tempi della mia scuola elementare le bimbe portavano il grembiule bianco. E se lo riproponessimo? Quando mai: il bianco è anch’esso sessista, perché – sia come divisa scolastica sia come abito matrimoniale – ricorda la purezza fisica, che peraltro tradizionalmente si richiede solo alle donne!
Ai creatori e fomentatori di queste diatribe cromatiche io rispondo con una frase del grande Totò: “Ma mi faccia il piacere!”
Daniele Orla