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Ci risiamo con i contributi scolastici borderline

Bollettini sempre più alti, dai 150 ai 300 euro a figlio a seconda della scuola. Per le famiglie che hanno più figli in età scolare può diventare una mazzata. C’è chi arriva a pagare 500 euro e magari si arrabbia e si sfoga scrivendo agli organi di stampa. Chi si appella alla Costituzione, in base alla quale uno studente non dovrebbe sborsare un euro per la frequenza finché rientra nell’età dell’obbligo. Ma sarebbe meglio rivolgersi direttamente alle scuole affinché i consigli di Istituto, nei quali i genitori sono rappresentati, seguano criteri differenziati, di buon senso e di equità nel fissare gli importi.

 
L’Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente promossa dalla Cisl) mette in guardia da certi comportamenti scorretti che purtroppo non raramente le scuole seguono per “indurre” le famiglie al pagamento del contributo: l’invio di bollettini anche ad alunni esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche erariali; bollettini unici già compilati con cifre che comprendono sia le tasse dovute per legge sia i contributi scolastici che la legge prevede come volontari; informazioni ingannevoli sull’obbligatorietà dei contributi; diniego di iscrizione degli alunni le cui famiglie si rifiutano di pagare il contributo.
Le scuole autonome non rispondono più gerarchicamente di comportamenti quasi al limite dell’illecito, però sarebbe bene che si abituassero a rendere conto almeno alla propria utenza e lo sentissero come un dovere connaturato alla propria mission.
Se le scuole nicchiano, si facciano avanti le famiglie. Questo il consiglio dell’Adiconsum: “le famiglie possono richiedere, all’atto dell’iscrizione a scuola, l’indicazione dettagliata delle spese che dovranno sostenere per la realizzazione delle attività inserite nel Pof, a quale cifra ammonta il contributo volontario e quali spese copre”.
Anna Maria Bellesia

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