Categorie: Attualità

Ci sono Troll mitologici e Troll internettiani difensori della 107/15

Il troll (o trold), nella mitologia norrena, è una creatura umanoide che vive nelle foreste dell’Europa settentrionale. La figura del troll ha avuto ampia diffusione anche all’interno della tradizione folcloristica anglosassone, probabilmente in seguito alla prolungata presenza norvegese nelle Isole Orcadi e Shetland.

In linea di massima, come viene descritto su Wikipedia, a seconda del filone folcloristico di provenienza, è possibile identificare due tipi di troll: uno di dimensioni giganti e dal comportamento maligno (simile a un orco) e uno di dimensioni umane e dal comportamento benevolo. Si racconta che i troll rubino i bambini alle famiglie mentre dormono e mettano nel letto un Changeling, oppure un cucciolo di troll. Questa era normalmente la giustificazione che si dava alla nascita di figli deformi. Per i norvegesi, invece, i troll hanno il vizio di molestare i caproni e non sopportano il suono delle campane.

Alcune caratteristiche attribuite, a seconda del caso, ai troll:

• quando viene colpito dalla luce del sole diventa di pietra: dunque si muove solo di notte o nella foresta più fitta
• ha un carattere il più delle volte malvagio oppure buono ma birichino
• ha un aspetto orripilante (anche con due teste) e può diventare molto violento
• solo i bambini possono vederlo
• solitamente condivide con altri esemplari le caverne naturali presso dei corsi d’acqua che utilizza per bere
• può essere molto puzzolente

Un troll, nel gergo di internet e in particolare delle comunità virtuali, è un soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi. In questo periodo molti di questi troll navigano in internet elogiando gli articoli della legge 107/15, nel tentativo di provocare e stuzzicare quei docenti che per la stessa legge stanno passando momenti di tensione e agitazione, dovuti al fatto di non conoscere il destino del loro futuro professionale nel sistema scuola.

 

Aldo Domenico Ficara

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