Stimato accademico, giornalista attento, esperto del mondo dell’arte, per noi tutti Elio è stato soprattutto un amico, per qualcuno professionalmente “un fratello maggiore”, con la sua intelligenza “curiosa” delle novità (soprattutto tecnologiche), con il suo garbo, la sua pacatezza, il suo umorismo anglosassone.
Ancora giovanissimo Elio Calabresi aveva iniziato le sue collaborazioni con "La Tecnica della Scuola" nel 1962, quando suo zio, il prof. Venero Girgenti, aveva rilevato la direzione della rivista. Proprio per la sua lunga "militanza" nella Tecnica, Elio ne era ormai una delle memorie storiche.
Personalmente, ho avuto da imparare dal suo stile e dalla sua modestia (nonostante la sua vasta e poliedrica cultura) e ho avuto il piacere di collaborare con lui venti anni fa alla realizzazione di un inserto sui sistemi di istruzione nei Paesi dell’Unione europea (un’esperienza che ricordo con estremo piacere, possibile per me anche e soprattutto grazie ai suoi consigli).
Potrei definire Elio “un intellettuale senza averne l’aria”. Ma lui non avrebbe gradito il termine “intellettuale”.
Da qualche anno docente in pensione, dopo aver insegnato per decenni all’Accademia di belle arti, Elio aveva uno spazio culturale nella seconda pagina del quindicinale: nell’ultimo numero si era occupato, con il solito garbo e la passione che contraddistingueva il suo scrivere fluente, della recente elezione del nuovo Pontefice Francesco.