In questi giorni si parla moltissimo di cultura maschilista e di patriarcato. Sono in tanti a pensare che non basti l’educazione impartita dalla scuola o dalla famiglia: anche la società dovrebbe cambiare, partendo magari dai prodotti culturali come film, serie tv, canzoni.
Sotto torchio ci sono serie tv come Mare Fuori, canzoni neomelodiche che inneggiano al fidanzato “malessere” e programmi trash come Ciao Darwin, la cui nona edizione è partita da pochissimo. In particolare, in quest’ultimo caso, a parlarne è stata la stessa produttrice del programma, Sonia Bruganelli, ex moglie del conduttore Paolo Bonolis.
Quest’ultima ha difeso Ciao Darwin scrivendo su Instagram, come riporta Fanpage.it. “E ancora c’è chi parla di Ciao Darwin come programma figlio del patriarcato. Uscite dai luoghi comuni e imparate ad apprezzare la bellezza di una donna o di un uomo, senza dover pensare di poterli pretendere. Ciao Darwin è il posto dove, negli anni, ho visto nascere amori e amicizie tra persone apparentemente ‘diversissime tra loro’, ma sempre nel massimo rispetto reciproco”, ha detto.
“Non sono i programmi televisivi che creano i mostri, sarebbe troppo facile così…essere genitori non è facile. Però provateci”, ha chiosato.
Un lettore, qualche giorno fa, ci ha raccontato che è molto difficile educare i giovanissimi quando fuori dalla scuola questi fruiscono di prodotti culturali diseducativi. “Ciò che giornalmente i docenti provano a trasmettere agli studenti, sulle regole di comportamento, sull’educazione, sul rispetto reciproco, ecc. viene vanificato e calpestato in pochi minuti di televisione-trash o di navigazione nei social media che dovrebbero essere accessibili solo ai maggiorenni. Per non parlare del libero accesso online alla pornografia e al dark web, nel quale circola di tutto: come se, con la tecnologia che abbiamo, non fosse possibile impedirne la visione ai minori. In realtà non lo si vuol fare, neppure a livello legislativo, per il business che le lobbies collegate andrebbero a perdere”, ha scritto il docente.
Proprio in questi giorni sta facendo scalpore la decisione del sindaco di Ladispoli, cittadina laziale, di bloccare il concerto del rapper Emis Killa previsto per Capodanno. Il cantante avrebbe dovuto esibirsi con Guè. Il motivo? Una frase contenuta in un vecchio testo di una canzone di Killa, del 2016, “3 messaggi in segreteria“.
“Preferisco vederti morta che con un altro”, queste le parole incriminate. Le polemiche, come riporta Rolling Stone, sono nate in questi giorni e il cantante ha provato a difendersi dalle critiche dicendo che non si tratta di un inno al femminicidio, ma tutto il contrario. “Nel pezzo – dice – interpreto, invento, racconto fatti che purtroppo per quanto spiacevoli accadono. Non è Emiliano che parla e non penso nemmeno di dover dare troppe giustificazioni a chi non vuole capire. In un altro storytelling molto più recente interpreto Renato Vallanzasca, non so, volete accollarmi qualche anno di galera? Per farmi un’idea di me piuttosto dovreste parlare con le donne che fanno parte della mia vita, dalla mia famiglia alle amiche. Cercate i colpevoli tra i colpevoli, non tra chi è dalla vostra parte pur avendo un altro modo di affrontare le cose”.
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