Pierangelo Filigheddu ci fa conoscere due libri che per contenuto, tema e argomento sono stati pensati proprio per gli utenti della scuola, a cominciare dai genitori, poi per gli alunni e quindi per i docenti, di ogni ordine e grado certamente, anche se l’occhio dell’autore sembri strizzare di più per la stirpe che frequenta le superiori.
Vediamo il primo: Ciao scuola, edito da Head & Line, che per lo più è un manuale, ironico e brillante, sulle inefficienze, le burocrazie, le contraddizioni, i tormentoni della scuola italiana. Tutto ciò insomma che incombe, fra capo e collo, tutte le mattine mettendo piedi in un edificio dove si cerca di portare istruzione e conoscenza; a parte le critiche e i severi giudizi sulla legislazione e i sommari provvedimenti che sono stati imposti per rendere, nell’immaginario della politica e dei governi che si sono succeduti, la scuola italiana migliore di quanto non fosse prima.
Dall’edificio all’insegnante, dal bidello agli alunni ai genitori attraverso la famiglia, per continuare nella critica agli esami e alla valutazione, il famoso modello a “tre gambe”, che avrebbe dovuto togliere dalle sabbie mobili una istruzione apparentemente ingessata rispetto a prima.
Singolare appare tuttavia il fatto che l’autore, per esprime situazioni che tanto fanno indignare (ma forse è meglio dire: arrabbiare) i suoi colleghi, usi uno stile di scrittura sarcastico e brillante, mentre dialoga piacevolmente col lettore, mostrando perfino paradossi, singolarità e bizzarrie che le sue parole tuttavia trasformano in frecciate sanguinolenti.
Di diverso tenore è invece il secondo libro, sempre pubblicato dello stesso editore: Dieci poesie spiegate al popolo. Che poi, questo popolo, sono i ragazzi delle secondarie, di primo e secondo grado, i quali, in omaggio alla felice intuizione di Filicheddu, pongono delle domande, in una sorta di “interviste impossibili”, ai vari autori che l’autore tratta: “Che ci dici di Beatrice? Non eri forse sposato, maialone?”, è per esempio una della tante interrogazioni che i ragazzi pongono al sommo Poeta. Non riportiamo la risposta, ma a Leopardi si chiede: “Quante delle tue disgrazie sono attribuibili ai tuoi genitori?”, che è interrogativo più che attuale di fronte ai casi di bullismo.
Libro interessante dunque, che può essere perfino adottato come testo di lettura per le secondarie di primo grado, anche per mettere direttamente a conoscenza di questi alunni argomenti ostici e pagine di storia della letteratura a portata di “popolo”.
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