Sulla polemica sollevata dal “documento dei 600” in merito alle competenze linguistiche degli studenti interviene anche il il Cidi (Centro Iniziativa democratica insegnanti).
La questione, secondo il Cidi, è legata strettamente alle politiche ministeriali degli ultimi anni che non hanno tenuto nella dovuta considerazione il problema della formazione dei docenti: “Per realizzare la scuola delineata dalle Indicazioni nazionali è necessario studio, riflessione, acquisizione di consapevolezze, rielaborazione teorica e operativa, ecc.; abilità che si acquisiscono con una formazione in servizio mirata (ricerca e sperimentazione nell’ambito specifico) distesa nel tempo. Mentre la politica scolastica e la direzione delle scuole indirizzano verso altro (clil, digitale, robotica, coding, ecc.)”
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Il Cidi fa anche notare che le Indicazioni nazionali “non sono state da gran parte delle scuole applicate (nella primaria e secondaria di I e II grado sono frequentemente sconosciute o comunque disattese)” e questa situazione “non dipende principalmente dai docenti, quanto – osserva – dalle scelte politiche e gestionali a livello ministeriale, che orientano su tematiche ‘alla moda'”.
Il Cidi fornisce anche qualche cifra: di recente il Miur ha annunciato lo stanziamento di 70 milioni di fondi Pon per poter inserire il coding nella scuola primaria, in compenso per la formazione sulle nuove Indicazioni del 2102 per il primo ciclo le risorse utilizzate, nell’arco di due anni scolastici, per tutte le discipline scolastiche, sono state 4 milioni di euro o poco più.
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