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Cile, il Cnpi ci ripensa: la “dittatura” di Pinochet rimarrà sui libri di testo

Alla fine ha vinto il buon senso. Nei libri di testo cileni, rivolto agli alunni dai 6 ai 12 anni di età, non verrà eliminata la parte storica che spiegava cosa è stata la “dittatura” di Augusto Pinochet: il governo di Santiago del Cile ha infatti rinunciato ad adottare l’espressione “regime militare” dopo le forti polemiche suscitate dall’iniziativa, annunciata il mese scorso.
A sovvertire l’esito del provvedimento è stato lo stesso Consiglio Nazionale per la Pubblica Istruzione che inizialmente sembrava che si fosse espresso diversamente. Invece, quando si è trattato di votare la decisione di ripristinare la parola “dittatura”, come adeguata definizione del governo di Pinochet e di tutto quello che ha rappresentato, gli esperti di istruzione pubblica si sono schierati quasi all’unanimità a favore del sì: con sei voti a favore, uno contrario e un astenuto ha prevalso la linea del mantenimento della dicitura tradizionale.
La storia, del resto, non si può sovvertire: la dittatura di Pinochet iniziò l’11 settembre 1973 con un golpe contro l’allora Presidente socialista Salvador Allende e durò fino al 1990. La repressione contro i dissidenti causò circa 3.000 morti e desaparecidos.
Sulla decisione di cassare il termine “regime”, sempre rivolto al governo di Pinochet, su cui a dicembre sembrava si fossero concentrate le attenzioni e i favori, deve aver pesato non poco la dura contestazione dell’opposizione parlamentare, dalle organizzazioni per i diritti umani e persino da alcuni ufficiali militari cilini.
Tra i primi a criticare il provvedimento era stato l’ex presidente socialista Eduardo Frei, il quale aveva sottolineato come “le dittature sono tali e non hanno alcun cognome: potranno cercare di cambiare il nome, ma non solo nell’immaginario collettivo ma nella realtà cilena e internazionale il Paese ha vissuto un’obbrobriosa dittatura e nessuno può alterare questo fatto“.
A dirsi favorevoli verso l’abolizione del termine “dittatura” erano stati invece i deputati della destra al potere: “il fatto che si parli di dittatura – aveva dichiarato a dicembre il deputato dell’ultraconservatore Unione Democratica Indipendente Ivan Moreira – significa voler stigmatizzare un governo che cedette democraticamente il potere, cosa che non è accaduta in alcuna dittatura nel mondo“.
Alessandro Giuliani

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