Attualità

Cinquant’anni fa nasceva l’Altair 8800, capostipite del personal computer. Che rapporto hanno gli Italiani – e la Scuola – con le nuove tecnologie?

Sarebbe impresa ardua, oggi, trovare una casa in n cui non sia presente almeno un computer. Per non parlare di smartphone, tablet e altri device. Anche le fasce più anziane della popolazione se la cavano egregiamente davanti a un pc, sono spesso presenti sui social, comunicano con figli e nipoti su whatsapp.

E allora il mese di gennaio di quest’anno 2025 va festeggiato, da tutti, perché ricorre il cinquantesimo anniversario della democratizzazione del computer. Era, infatti, il 1975 quando la rivista americana Popular Electronics presentò in copertina l’Altair 8800, che diede inizio all’era dell’informatica per tutti. Come ricorda il sito del magazine Wired, l’Altair 8800, prodotto dalla Micro instrumentation and telemetry systems, una piccola azienda di Albuquerque fondata da Ed Roberts, è considerato il primo personal computer commercialmente accessibile. Basato sul processore Intel 8080, con 256 byte di memoria e venduto in kit da assemblare per 397 dollari, rappresentò una vera rivoluzione: per la prima volta, tutti potevano avere un computer sulla propria scrivania e la strada ai personal computer che ci avrebbero trasformato la vita era ufficialmente spianata.

Immaginate che Bill Gates e il suo socio Paul Allen, all’epoca ventenni, notarono la foto sulla copertina di Popular Electronics e compresero subito – come riportato da varie fonti – le potenzialità della macchina. I due proposero a Roberts la commercializzazione di un interprete BASIC per l’Altair. L’accordo fu siglato e Gates ed Allen crearono la Micro-Soft, in seguito Microsoft, allo scopo di produrre e distribuire l’Altair BASIC. Durante i primi anni della sua attività, la Microsoft adattò questo linguaggio, noto come Microsoft BASIC, a moltissimi microcomputer dell’epoca.

Cosa dire? Di progressi ne sono stati fatti in appena cinquant’anni! Dall’Altair 8800 all’Intelligenza Artificiale l’evoluzione dell’informatica è stata rapidissima e chissà se fra altri cinquant’anni le acquisizioni di oggi sembreranno preistoria alle generazioni che verranno.

I dati di oggi, comunque, sono notevoli: il quotidiano La Repubblica, citando il 5° Rapporto Auditel Censis, informa che nelle case degli italiani ci sono attualmente 120 milioni di schermi, con una media di cinque device a famiglia. I pc collegati a Internet, fissi o portatili, sono 20 milioni e 700 mila e i tablet circa otto milioni.

In questo quadro, la Scuola italiana sembra andare, tuttavia, in controtendenza. Secondo Millionaire.it, mentre l’Europa avanza spedita verso l’integrazione della tecnologia nell’istruzione, l’Italia sembra navigare a vista nel mare dell’innovazione digitale. Secondo il GoStudent Future of Education Report 2024, solo il 34% degli studenti italiani fa uso del computer durante le lezioni, un dato che si posiziona ben al di sotto della media europea del 50%. Ancora più bassa è la percentuale relativa all’uso dei tablet, che si ferma al 25% contro il 36% della media dei Paesi europei analizzati. Questa situazione, secondo la rivista online, metterebbe in luce una certa riluttanza o difficoltà nel sistema scolastico italiano ad abbracciare le nuove tecnologie come strumento didattico quotidiano.

Gabriele Ferrante

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